Protagonista assoluto del nuovo appuntamento de I Signori del Calcio su Sky Sport, Francesco Totti ha analizzato vari temi caldi della sua carriera da calciatore ormai conclusa e della sua nuova vita da dirigente. L’ex capitano giallorosso ha esordito parlando del suo rapporto con Luciano Spalletti e della sua gestione nell’ultima annata: “Non ho mai avuto un confronto con lui e probabilmente non ci sarà mai. Sarebbe stato meglio chiudere in maniera diversa. Al suo posto avrei gestito il calciatore, e soprattutto la persona, in modo differente: mi sarei confrontato con lui. Sono riuscito a fare in ogni caso questa transizione da calciatore a dirigente della Roma, e l’ho fatto con lo spirito giusto, con l’intelligenza di una persona grande. Sono cresciuto nel campo e nel campo morirò”.
Un passo indietro sulla sua permanenza nella capitale, nonostante ci fossero offerte allettanti all’estero: “Ci fu un’offerta concreta per lasciare la Roma da parte del Real Madrid nel 2004. Ho fatto la scelta di precludermi la possibilità di vincere tanto per vestire sempre questa maglia, che per me è stata la cosa più importante. E alla fine ho ricevuto amore e passione, che per me sono stati più importanti che vincere trofei altrove. Per la Roma ho dato il 101%, perché ho messo la Roma davanti a tutto”.
Una scelta, quella di restare per tutta la carriera in giallorosso, che difficilmente potrà ripetersi in futuro per le nuove generazioni: “Non penso ci sarà un altro Totti che possa rimanere nella Roma così a lungo. Oggi conta il business. È difficile che un giovane della Roma crescendo possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o Daniele De Rossi. La situazione ora è diversa. Prima si pensava ai giovani promettenti del nostro Paese più che a scoprire un giovane brasiliano, argentino, sudamericano, o di qualsiasi altro Paese nel mondo”.
Si passa quindi al Pallone d’Oro, trofeo individuale che manca nella bacheca di Totti: “Giocando con la Roma sapevo di avere meno possibilità rispetto ad altri giocatori che giocavano con Real Madrid, Juventus, Milan: è una cosa di cui sento la mancanza. Loro avevano più visibilità in campo internazionale, anche perché il Pallone d’Oro lo si vince conquistando la Champions o il Mondiale. Io a Roma ho vinto Scudetto, Supercoppa Italiana e Coppa Italia, quindi non ero in grado di poter competere con altri giocatori da questo punto di vista”.
Chiusura sul momento del mercato mondiale e della sua idea sull’acquisto dei top player: “Fosse per me spenderei qualsiasi cifra al mondo per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono determinati profili. Non sono però io a gestire i soldi, è il presidente che decide. Il presidente metterà un budget e in base a quel budget dovrà essere bravo a costruire una squadra. Con le cifre del mercato attuale io costerei 200 milioni”.