Sarebbe facile rispolverare il vecchio adagio che attribuisce la forza del lupo al branco, visto simboli e immagini affini. Per il capitano della Roma Florenzi però sono stati tanti i momenti nel quale si è sentito solo in questa stagione. Quella solitudine che si prova in panchina nell’aspettare arrivare il proprio momento. Capitano degradato: nessun problema fisico, che pure li avevano accompagnati negli ultimi anni. La mesta sincerità di Fonseca c’è stata fin da subito.
Il portoghese a lui ha preferito prima Spinazzola e poi Santon, finendo come terza scelta di una panchina che mai gli era appartenuta con così tanta continuità in giallorosso. L’allenatore portoghese lo aveva detto: “Giocherà quando avremo bisogno di lui”. Ma nonostante la crisi di infortuni che ha colpito i giallorossi, Florenzi ha visto poco il campo.
La svolta è arrivata dopo la partita contro la Sampdoria. Una gara secondo Fonseca non giocata da squadra, insieme a quella contro il Wolsberger in Europa League. Da quel 20 ottobre in campionato solamente 90’ minuti in 7 partite. Titolare solo contro il Brescia, un minuto a San Siro contro l’Inter. Florenzi ha continuato ad allenarsi nel silenzio di Trigoria e nelle dichiarazioni senza polemica da capitano.
La risposta dei compagni è arrivata contro la Spal dopo l’ultimo gol. Il 3 a 1 finale firmato da Mkhitaryan su assist proprio di Florenzi, alla seconda partita consecutiva da titolare. Nessuna parola, nessun gesto, ma l’istinto del gruppo di andare ad abbracciare il capitano rimasto solo sulla linea di fondo con gli occhi lucidi. Quasi a tornare indietro e rivivere passioni e momenti repressi seduto sulla panchina in questi due mesi. Poi anche i messaggi sui social con il post di Zaniolo: "Ti meriti tutto il meglio, grande CAPITANO ti voglio bene". La carica degli altri 10 giocatori, trasmessa ad Alessandro. Capitano senza polemica, la forza del gruppo nel quale il singolo ha messo da parte gli interessi personali per il bene della squadra.
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