È una Roma dal sapore d’Egitto quella che ha conquistato, contro il Chievo Verona, tre punti importanti per mantenere il secondo posto e non cedere terreno al Napoli che insegue. Dalla terra dei Faraoni, ecco Salah: 15 gol e 11 assist in trenta presenze quest’anno e di mezzo, più una Coppa d’Africa solo assaporata con il suo paese. L’altro è El Shaarawy, egiziano sì, ma solo di origine. Considerato un comprimario, ma ora i quattro gol nelle ultime tre partite hanno riacceso i riflettori su di lui. Non era così prolifico dal 2012, perché nonostante i suoi 24 anni, Stephan è da otto stagioni che calca i maggiori campi europei. Da quel Chievo-Genoa del 21 dicembre 2008: un ragazzo di appena sedici anni, ma già a cresta bella alta. Un processo di maturazione lungo e complesso, al Milan e poi a Monaco.
Arrivato poi a Roma nel momento più difficile della passata stagione. La fine dell’era Garcia, con una sola vittoria in dodici partite. In mezzo: il 6 a 1 contro il Barcellona e la pesante eliminazione ai rigori in Coppa Italia contro lo Spezia. Poi l’arrivo di Spalletti e Stephan insieme. Due gol e un assist nelle prime tre partite in giallorosso per l’italo-egiziano, poi di nuovo infortuni e quel rendimento altalenante che da giovane veniva giustificato con l’inesperienza. Questa estate di nuovo con le valige pronte, con la Roma incerta sulla sua consistenza fisica e sui 13 milioni da pagare al Milan; ma con una sola certezza, quella di voler tornare uno degli esterni offensivi italiani più forti. Per i giallorossi, per l'azzurro.
Tutti si aspettano di più da El Shaarawy anche lo stesso Spalletti: “Troppo spesso si accontenta. È come se dicesse, ho perso questa palla ma tanto siamo già 1-0... Non è che la gestisce come fosse la palla della partita". Mentre invece l’altro egiziano, Salah, sembra sempre quello dai comportamenti giusti. Quello dei ripiegamenti e di qualche chiusura difensiva in più. Ma come lo stesso Stephan diceva in una della sue prime dichiarazioni: “Il segreto è crederci sempre, è fondamentale la testa e riuscire a rimanere umile”. Tanto lavoro, in allenamento e tanta panchina. Fino alla nuova opportunità con Salah che a gennaio ha liberato una maglia da titolare in attacco, per rispondere alla chiamata del suo Egitto.
Nelle ultime tre partite hanno dimostrato ancora di giocare bene anche insieme: due gol e tre assist per l’egiziano, quattro reti per l’italiano. Festeggiano insieme, facendo il simbolo della Piramide con le mani. L'Egitto. Una terra che li unisce per tradizioni. Ora uniti, più di prima, anche sul campo da gioco. Con quel sogno di tornare in Nazionale: “Punto ai Mondiali, ma prima devo fare bene con la Roma”. La certezza di Stephan. Una nuova opportunità per un giovane che a soli 24 anni sembrava essersi smarrito ma adesso si è ritrovato, così come la via del gol. In questa Roma d’Egitto.