Fabregas il precursore, Roberts la firma d'autore di un quadro dipinto a quattro mani. Un'opera chiamata Serie A. Sognata, sfiorata e conquistata ventuno anni dopo l'ultima volta. Dalla deroga dello spagnolo in panchina al cambio forzato per il patentino mancante: cinque mesi (quasi) perfetti che valgono una promozione storica, nel segno di Osian e Cesc.
Roberts, do you believe in miracles?
“Voglio stabilirmi qui per godermi la cultura, la tradizione e la storia di questo territorio: sono un grande fan del calcio italiano”. Si era presentato così Osian Roberts ai tifosi del Como; arrivato in Italia quasi come oggetto misterioso, di poche parole – anche se il suo curriculum ci dimostra l’opposto – l’allenatore gallese ha convinto tutti, fin da subito.
Roberts ha avuto l’intelligenza e l’umiltà di mettersi a disposizione della squadra, senza stravolgere troppo gli equilibri. Dopo un’ampia campagna acquisti nel mese di gennaio, Roberts ha trovato i suoi punti di riferimento e le sue certezze nel 4-3-2-1 e nel più classico dei 4-4-2. Moduli diversi, stesso risultato. Dal suo arrivo, il Como ha perso solo tre partite in diciannove disputate. Mai un eccesso, equilibrato in conferenza e in panchina. Emozioni mascherate e trattenute, solo un piccolo accenno di sorriso alla domanda: “Ci credete davvero alla Serie A?”. Ora, quel sorriso è gioia allo stato puro da condividere con una comunità – come la definisce lui – e con una società che non ha mai fatto mancare il supporto.
Fabregas e il legame con i tifosi
Dal campo alla panchina, il legame tra Fabregas e i tifosi del Como si è rafforzato sempre di più. Scelto come successore ad interim di Longo, lo spagnolo è entrato nella testa e nel cuore dei giocatori, prima della tattica e degli schemi. Con l’arrivo di Roberts il suo ruolo cambia (diventando vice-allenatore), solo sulla carta: la passione aumenta sempre di più, ed è facile notarlo al Sinigaglia. Mano sul petto, applausi verso la tribuna e la curva e quel “vamoss” liberatorio urlato al termine di ogni partita.
Dove Roberts è mare in bonaccia, Fabregas è tempesta…di emozioni. E forse, è proprio per questo che i due si completano alla perfezione. È il primo a correre in campo per un gol, a richiamare l’arbitro per un fallo non fischiato come se fosse ancora con divisa e parastinchi, a dettare i tempi a centrocampo.
Imprescindibili, l’uno il punto di riferimento per l’altro, e viceversa. Sintomo positivo di un lavoro coeso e organizzato. Osian Roberts e Cesc Fabregas, il nuovo binomio vincente nella storia del Como.