Ai microfoni del podcast "Cope", lo spagnolo del Real Madrid Dani Carvajal - sulla scia di quanto dichiarato non troppo tempo fa dal connazionale Rodri - si è espresso su un tema molto caldo nell'ultimo periodo: il calendario troppo fitto e gli impegni eccessivamente ravvicinati a cui sono sottoposte squadre e calciatori. Il giocatore classe '92 ha parlato dei ritmi martellanti a cui i club sono soggetti, trovando nello sciopero un'opzione possibile per farsi sentire in merito alla questione. "Siamo noi che dobbiamo alzare la voce". Ma andiamo per gradi.
Le dichiarazioni di Carvajal
Ad aprire la questione ci aveva pensato non troppo tempo fa Rodri, che aveva già presentato la possibilità ai giocatori di tirarsi indietro dai troppo ravvicinati impegni. Carvajal, ripercorrendo la scia del suo connazionale, ha dichiarato recentemente che l'opzione dello sciopero sarà l'unico modo per far capire qual è la vera posizione dei giocatori in merito alla questione. Carvajal, quindi, non esclude affatto l'opzione di scioperare a causa del sovraccarico di partite: "È una possibilità, la finale non si conta con i giocatori. Siamo noi che dobbiamo alzare la voce".
In merito alla questione si è esposto anche il giocatore del Barcellona Jules Koundé, riprendendo proprio le parole di Rodri: "Sono d'accordo con quanto detto da lui. Il calendario si allunga, ci sono sempre più partite, meno riposi e sempre più infortuni".
Koundé ha poi continuato: "Da tre o quattro anni i giocatori si lamentano, ma non ci ascoltano. Arriverà il momento in cui bisognerà scioperare.Con il Mondiale per Club? Si arriverà quasi a 70 partite in un anno".