Basso, secchione e piagnucolone: non propriamente le qualità che servono per essere un portiere di calcio. Eppure, David Ospina ha sempre saputo attendere con pazienza ogni singola tappa del suo percorso di crescita. Ed è probabilmente questa la dote che gli ha permesso di entrare nell’élite dei portieri internazionali. Il colombiano, infatti, difenderà la porta del Napoli per la prossima stagione: un’altra occasione, per dimostrare ancora di meritare una posizione così delicata.
Tutto cominciò quando i genitori decisero di iscriverlo alla scuola calcio, per tenerlo quanto più possibile dal narcotraffico e dalla criminalità in cui poteva incappare a Santa Maria La Nueva, quartiere nemmeno troppo malfamato di Itagui, dov’è nato e cresciuto. I primi calci li mosse da attaccante, poi come spesso accade si trovò a fare il portiere per sostituire un compagno infortunato. Aveva 6 anni e si apprese ben presto un problema: piangeva ogni qualvolta subiva gol. Non ne voleva sapere di riprendere la partita, al punto che gli allenatori della sua squadretta gli promettevano piccole ricompense se avesse continuato a fare il portiere.
Se subito fu abbastanza evidente che aveva grandi qualità, specialmente quando all’età di 9 anni smise di lagnarsi per il ruolo che gli toccava, altrettanto presto si manifestarono tutte le reticenze relative alla sua statura. Questione accentuata dal fatto che poi Ospina giocasse con ragazzi più grandi di lui da tempo. I primi tornei furono complicati, ma il suo allenatore dell’epoca pensò di fargli comandare i movimenti della difesa. All’urlo di “Vamos Rojo”, la linea sapeva di dover salire per mettere in fuorigioco gli avversari. Intanto, il problema dell’altezza persisteva e stupiva, vista l’altezza media della famiglia. Basti pensare che sua sorella Daniela, ex moglie di James Rodriguez, è una giocatrice di pallavolo.
Durante una selezione per le giovanili della nazionale colombiana, l’osservatore Eduardo Lara ebbe un’accesa discussione con il direttore sportivo dell’Atletico Nacional, Juan Merino, che gli aveva raccomandato Ospina. “È troppo basso, chi mi avete portato”. Ma la risposta di Merino fu: “Questo è oro. Abbia pazienza, la sua famiglia è alta: lo aspetti e non se ne pentirà”. Nel frattempo, con la maglia dell’Atletico Nacional, si laureò campione di Colombia a soli 17 anni e giocando da titolare. Il Nizza lo vide e lo portò in Costa Azzurra, ma ai Mondiali del 2014 ci fu la vera svolta. Al punto che l’Arsenal, nonostante Ospina sia alto “solo” 183 centimetri, ha voluto puntare su di lui.
La sua abilità si traduce in numeri in poco tempo: nella stagione 2014/15 diventa il giocatore con la maggior percentuale di vittorie quando è in campo in Premier League, ottenendo 11 vittorie su 12 gare giocate, in cui aveva mantenuto in sei occasioni la porta inviolata. L’anno dopo, l’arrivo di Petr Cech ne limita l’impiego: nonostante i problemi fisici del ceco che gli hanno permesso di ritagliarsi un certo spazio, la condizione di vice cominciava a pesare. Dopo diverse offerte dalla Turchia, alla fine Arsenal e Napoli si sono venute incontro per il trasferimento in prestito con diritto di riscatto. Sarà in azzurro, invece, che al di là di tutto David vorrà trovare il suo.