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Piqué, l’addio di un altro dei simboli del Barcellona e della Spagna

Dalla manita al tetto d’Europa e del mondo: l’addio al calcio di Gerard Piqué, simbolo del Barcellona e della Spagna

Gerard Piqué ha annunciato il proprio ritiro. Lo ha fatto attraverso un video pubblicato sui propri canali social e accolto come un autentico “bombazo“, come si dice in Spagna. Un video che, dopo aver mostrato tutte le immagini di Gerard bambino, si conclude al Camp Nou, dove sabato 5 novembre giocherà la sua ultima partita, contro l’Almeria, e dove Piqué, con lo sguardo indirizzato al palco presidenziale, ha comunicato (in catalano): “Tornerò”, in quello che suona più come un annuncio che una speranza, per uno che ha legato la sua vita ai colori blaugrana. Piqué, figura controversa in Spagna, una di quelle che la ami o la odi, quella della mano aperta dopo la manita al Real e delle reti tagliate dopo la Champions, è senza dubbio uno dei giocatori più vincenti della sua generazione, quella della “classe 87”, titolare nel Barcellona e della Spagna, che tra il 2008 e il 2012 hanno conquistato l’Europa e il mondo.

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Piqué: “Non volevo fare il calciatore, ma diventare un giocatore del Barça”

A 35 anni, Piquè ha deciso di lasciare il calcio. Un nome che, molto probabilmente, rimarrà eterno, consegnato alla storia per aver fatto parte dei cicli più vincenti della storia del Barcellona, quelli di Guardiola e di Luis Enrique, oltre che della Spagna di Del Bosque. Piquè che però, dopo aver toccato vette inimmaginibaili, da un paio di stagioni, si trovava nella fase calante della propria parabola. Come fotografia, potremmo prendere quell’uscita sbagliata nell’ultimo Barcellona-Inter, senza accorgersi dell’inserimento di Barella alle spalle. Quindi la decisione di smettere. Valdes, Puyol, Iniesta, Xavi, Messi, Villa, Pedro, Piquè… una generazione che ha segnato un’epoca, che saluta l’ennesimo simbolo, lasciando a Jordi Alba e Busquets, ultimi baluardi in campo della storia del Barcellona, una storia così grande dalla quale lo stesso club ha avuto problemi a staccarsi.   

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Simbolo dell’enclave catalana in uno spogliatoio, quello della Spagna, fratturato a metà tra Barcellona e Real Madrid, Piquè è una figura tanto amata a Barcellona quanto odiata a Madrid. Una pioggia di fischi costante, quella del Santiago Bernabeu a ogni tocco di palla del difensore ogni Clasìco, enfatizzata dopo la celebre mano aperta mostrata al Camp Nou dopo il 5-0 inflitto al Real nel novembre del 2010. Al Barcellona il difensore è arrivato a 10 anni, nel 1997, diventando esponente della “generazione ’87”, il gruppo dei ragazzi della Masia che vedeva oltre a lui anche Fabregas, oggi al Como e Lionel Messi. Dopo 25 anni, Piquè è pronto a salutare il Barcellona, almeno momenteamente, dato il suo intento, come esplicitato nel video, di tornare. 

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615 partite (che diventeranno 616 sabato), 53 gol e 15 assist. Questi i numeri di Gerard Piquè con la maglia del Barcellona, da sempre amata dal classe ’87, come annunciato nel video di addio: “Da bambino non volevo diventare un calciatore, ma un giocatore del Barça”. Una maglia con la quale ha vinto tanto, come pochi nella storia del club: 8 Liga, 7 Coppa del Re, 6 supercoppe, 3 Champions League, 3 supercoppe europee, 3 mondiali per club, e oltre alla quale non ne vesitrà altre. Al palmares personale del giocatore, vanno poi aggiunte un’altra Champions League, una Premier, un Community Shield e una coppa di lega inglese, in un’esperienza da molti dimenticata, da gregario al Manchester United, e soprattutto due europei e un mondiale con la Spagna. Titoli che rendono il difensore uno dei giocatori più vincenti della storia del calcio.