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Data: 24/02/2017 -

Pioli si racconta: "Io, l'uomo giusto al posto giusto. Icardi come Klose; colpito dal carisma di Zhang"

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31 punti in 13 gare sulla panchina dell’Inter per Stefano Pioli, ma le squadre davanti corrono, eccome. Che bagarre per la lotta Champions: parola agli scontri diretti. “Peseranno molto. La quota Champions dell’anno scorso (80 punti) questa volta rischia di essere più alta”, ha dichiarato l’allenatore nerazzurro nell’intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. E che rammarico la sconfitta contro la Juve: “La squadra c’è e alla fine l’ha condizionata l’ultimo corner a fine primo tempo, da cui è nato il vantaggio della Juve. Senza quell’errore potevamo vincere ma è stata una nostra grave disattenzione. I dettagli fanno la differenza”. Quante polemiche nel post Juve-Inter: Rizzoli sinceramente mi ha sorpreso: non era mai successa una cosa così. Se gli arbitri parlassero nel posto partita, come ammetto io gli errori lo può fare un arbitro, calmerebbe gli animi”. Invece, per quanto riguarda il match con la Roma “cerchiamo il salto di qualità”. Una sfida dal fascino particolare, questa Inter per Pioli: “La bravura di un allenatore è sapersi calare bene nell’ambiente senza mutare la propria identità. Mi piace il lavoro dello staff: ci confrontiamo molto, anche se poi ovviamente le decisioni finali sono mie. Quando si subentra il problema è che non conosci bene le persone ed è fondamentale capire i caratteri, con chi hai a che fare. Prima lo fai, meglio è. Devi essere sveglio e veloce, il tempo è poco”. Sognando, chissà, lo scudetto nell’immediato futuro: “Serve tempo, bisogna lavorare sul gruppo e sulla mentalità. L’Inter ha una base di alto livello, con un giusto progetto e investimenti efficaci può raggiungere Juve, Roma e Napoli. Altri grandi investimenti alla Gagliardini, per intenderci. Ma chi si aspettava un impatto così da parte dell’ex Atalanta: “È sempre dentro la partita, ha senso di posizione, gioca un calcio semplice, efficace. Al primo giorno di allenamento ho capito che non avrebbe sentito il passaggio dalla provincia a un top club. Mi auguro diventi uno da 7, 8 gol a stagione”. Mentre Icardi…insieme a Klose il miglior attaccante mai allenato: Miro amava di più svariare, abbassarsi fra le linee; Mauro è un fenomeno ad attaccare porta e profondità: gli serve una squadra che verticalizza. Per quanto riguarda Gabigol invece quando sono arrivato faticava a reggere intensità e continuità in allenamento, ora lo fa. Aveva e ha ancora bisogno di tempo per calarsi in un ambiente diverso e tatticamente complicato”. In quanto a bravura però, nemmeno gli allenatori italiani scherzano: “Sì, ma anche all’estero ce ne sono tanti bravi, me ne sono accorto andando a studiarli quando ero fermo. Noi siamo i più bravi a trovare i punti deboli degli avversari. Chi mi ha colpito più di tutti è Guardiola: trasmette passione, entusiasmo. Anche a me piace stare in campo, consigliare, sgridare. Da giocatore ho portato via qualcosa a tutti gli allenatori avuti, soprattutto a Trapattoni, Bagnoli e Ranieri”. Ma come mai Pioli è arrivato così tardi in un grande club? “Non saprei, dipende da tante cose. A 40 anni ero a Parma in serie A: era la mia occasione, nella mia città, con la mia squadra, ma ero al posto giusto nel momento sbagliato. Ora sono al posto giusto nel momento giusto. Quando mi ha chiamato l’Inter non ci ho pensato nemmeno un attimo e ho accettato subito: mi sentivo pronto, sentivo che il mio percorso era compiuto”. Un grande allenatore a cui preme correggere prima possibile il più grande difetto di questa Inter: “Non si possono creare 12 occasioni per fare un gol. Le grandi squadre devono sapere segnare anche quando hanno poche chance”. Sui giorni a Nanchino e l’impressione sul presidente Zhang: “Quei due giorni prima di Natale sono stati importanti: ho visto attenzione, idee, voglia di lavorare, costruire e investire. Zhang ha carisma: ha chiaro il concetto di senso di appartenenza a un gruppo, di famiglia che vuole crescere insieme. Ti coinvolge, capisci cosa vuole anche prima di sentire la traduzione”. Infine, su cosa significa essere interisti ed allenatori dell’Inter: Passione pura. Da bimbo sapevo di dover seguire le partite fino al 95’, quando sembravano facili diventavano difficili e viceversa: l’Inter è sempre stata un’emozione forte”.



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