“Rispetto a quando ero giocatore, in panchina ci metto ancora più passione”: si presentava così Patrick Vieira a Nizza, in occasione della sua prima esperienza importante in Europa nell’estate 2018. Chiaro, deciso, ambizioso. Diretto e franco con i suoi giocatori. Il Vieira allenatore è questo: gioco offensivo e rapporti umani sinceri. È il suo modo di gestire un gruppo. È la sua filosofia. È per questo che la Sampdoria lo ha messo nel mirino come possibile successore di Ranieri. In segno di continuità: lavoro e disciplina in campo, coesione e unità di gruppo fuori.
PATRICK VIEIRA: LA CARRIERA DA ALLENATORE
Ex Cannes, Milan, Arsenal, Juventus e Inter, Vieira va al Manchester City per chiudere la carriera da calciatore nel gennaio 2010. Dopo il ritiro nel 2011, passa due anni come ambasciatore del club e responsabile dello sviluppo del City in Inghilterra e nel mondo. Nel 2013 poi sostituisce Attilio Lombardo e diventa allenatore dei Citizens U21. Allena e fa crescere talenti come Angelino, Seko Fofana, Denayer, Ntcham. Dopo due anni va negli USA e prende in mano la prima squadra del New York City (della stessa proprietà del Manchester City). In campo schiera David Villa, Franck Lampard e Andrea Pirlo: dirige 90 partite ufficiali e raccoglie 1,58 punti a partita. Poi, l’Europa e Nizza. Una storia durata due stagioni e mezzo: settimo posto al primo anno, quinto al secondo (con il campionato fermato alla 28° giornata e mai più ripreso, causa Covid). Nella stagione calcistica appena terminata qualcosa però non ha funzionato: con la squadra all’11° posto in campionato e dopo l’eliminazione ai gironi di Europa League (3 punti in 5 giornate), è arrivato l’esonero nello scorso dicembre. Il primo della sua carriera: “Ma non me l’aspettavo. Ogni stagione abbiamo passato momenti di crisi: ero convinto di poterli superare anche stavolta”, ha detto qualche settimana fa. “Ho una grande voglia di tornare in panchina”, aggiungeva. Forse è arrivato il momento.
MODULI E FILOSOFIA: CALCIO E EDUCAZIONE
Vieira ha un modulo preferito ma anche una grande capacità di adattamento. Preferibilmente utilizza il 4-3-3, ma ha dimostrato di saper spaziare in base alle disponibilità della rosa. Negli anni ha usato anche il 3-4-3, il 4-2-3-1 fino al 4-4-1-1, il modulo utilizzato spesso da Ranieri. Quando arrivò a Nizza si presentò così: “Voglio rispettare la filosofia della squadra, continuare il lavoro portato avanti in questi ultimi anni e apportare il mio contributo esprimendo un calcio votato all'attacco”. In poche parole: continuità, rispetto del lavoro svolto dai suoi predecessori e gioco offensivo. Il rapporto coi giocatori è franco e diretto: “Li voglio conoscere a memoria per saperli gestire, in campo e fuori”. Precisione e grande senso del lavoro: “Adoro lavorare duramente e arrivare agli allenamenti con la sensazione di essersi sempre migliorati rispetto al giorno prima”. Disciplina e capacità di saper crescere i giovani, frutto della sua esperienza nel settore giovanile del City.
E QUELLA FRASE DI WENGER...
Qualche settimana fa, in un’intervista rilasciata a L’Equipe, Vieira ha raccontato del periodo vissuto lontano dai campi di allenamento dopo l’esonero dal Nizza. Momenti di riflessioni e consigli, grazie anche e soprattutto al contributo di un suo grande maestro: Arsène Wenger, suo allenatore ai tempi dell’Arsenal dal 1996 al 2005. “Ho parlato molto con lui e mi ha dato molti consigli. Mi ha pure detto che un allenatore non è mai un vero allenatore fin quando non viene esonerato una prima volta. Grazie a lui ho capito che quest’esperienza mi ha reso e mi renderà un allenatore migliore. Sono convinto di essere fatto per questo lavoro”. Adesso non gli resta che una chiamata di una squadra per riaccendergli la luce. Una Lanterna sembra essere proprio tutto ciò di cui ha bisogno.