Una città con due anime, quella leprosa del Newell's e quella canalla del Central. Il percorso di Lautaro Valenti inizia qui, nella provincia di Sante Fe, a Rosario, nel club di cui è tifosa tutta la sua famiglia, gialloblù del Central. Lo lascia per un problema con un suo compagno che giocava in porta. “Io sono arrivato in Primera, lui da quanto ho sentito no”. Il Lanus lo vorrebbe dopo averlo visto da avversario, ma lui rifiuta perché non se la sente di lasciare la famiglia e va a giocare in un piccolo club di quartiere, l’Alianza Sport. Lo stesso nel quale erano passati Ever Banega e Angel Correa, oltre al Tolo Amerigo Gallego, campione del mondo nel 1978. Lì gioca da attaccante, mentre prima era un esterno offensivo.
La trasformazione
Ma la svolta arriva con El Negro Palma, idolo del Central e allenatore che per la prima volta lo fa giocare in difesa per mancanza di difensori. E fu lui a consigliarli di continuare a giocare in quella posizione. “Gli risposi che era pazzo, io volevo fare gol”. Ma aveva ragione l’ex trequartista rosarino, visto che da difensore è stato tesserato dal Lanus, che nel 2013 lo porta a Buenos Aires. Sei anni nel settore giovanile e nel 2019 l’esordio in prima squadra accanto a Muñoz con gol decisivo nel pareggio contro il Gimnasia La Plata. L’ennesima intuizione di Luis Zubeldia, allenatore che in Argentina ha dato fiducia a diversi giovani, tra questi anche Rodrigo De Paul.
Il rapimento
Ventinove presenze da professionista e 3 gol nella sua esperienza nel Granate, di cui uno su punizione a dimostrazione della buona qualità del suo mancino. Da sconosciuto a imprescindibile, tanto che il club decide di opporsi alla convocazione al Preolimpico di Lima con la nazionale Sub23. Troppo importante per la squadra. E proprio in quel periodo in cui sarebbe dovuto essere in Perù che il classe ‘99 è protagonista di un fatto davvero spiacevole. “Ero uscito con un mio amico per mangiare una pizza, ma hanno visto la mia macchina e mi hanno rapito. Non ho visto dove mi portavano perché ero piegato. Durante il tragitto mi puntavano una pistola contro il ginocchio e mi dicevano che se non avessi pagato non avrei più giocato a calcio”. Ore drammatiche, soprattutto dopo che i sequestratori scoprono la sua identità. “Volevano che dicessi dove abitavo, ma la mia famiglia è di Rosario e ho dovuto dirgli che vivevo nella pensione del Lanus a Buenos Aires. Quindi mi hanno minacciato per trovare qualcuno che potesse pagare il riscatto e alla fine devo ringraziare il mio agente che ha pagato 5.000 dollari per salvare me e l’amico che era con me”.
Ormai quello è un lontano ricordo. El Churri, come viene soprannominato, a distanza di 8 mesi da quell’episodio è pronto a sbarcare in Europa. “Mi piace impostare l’azione da dietro, odio fare lanci lunghi: ma ricordo che gli allenatori da bambino mi dicevano che quando la palla arriva in difesa, il difensore deve spazzarla”. Idee chiare e moderne, per colui che si ispira a Nicolas Otamendi e Ramiro Funes Mori. Dopo i sondaggi del Cagliari vestirà la maglia del Parma del nuovo presidente Krause per rinforzare la rosa di Liverani, un altro con quelle idee.