Orsato: “Ho smesso per una promessa. Vorrei insegnare ai nuovi arbitri”
L’ex arbitro Daniele Orsato ha parlato del presente e del futuro
La carriera da arbitro di Daniele Orsato è terminata. Il fischietto ha salutato la Serie A nell’ultima gara della scorsa stagione, il recupero al Gewiss Stadium tra Atalanta e Fiorentina. Ora, l’ex arbitro della sezione di Schio ha parlato a La Gazzetta dello Sport e ha fatto il punto anche sul futuro.
Orsato parla del suo futuro
Terminata la carriera da arbitro, Daniele Orsato si è preso un periodo di pausa rifiutando diverse offerte, ma la voglia di tornare è già tanta: “Offerte rifiutate? Svariate. Anche dall’estero: e quella della Russia è diventata quasi un caso. Alla fine ho declinato quella e altre per un fatto di base molto più semplice di quel che si è fantasticato o detto: voglio prima di tutto dare qualcosa all’Italia, restare qui. Io ci sono: mi alleno, mi aggiorno, guardo partite su partite, rinfresco l’inglese e sto con la famiglia. Lo stacco c’è stato, ora è tornata la voglia di rendermi utile”.
Il designatore arbitrale Gianluca Rocchi aveva proposto un altro anno in campo, ma Orsato è stato irremovibile: “È vero. Ma ho declinato subito. Avrei tolto partite ai miei colleghi, soprattutto ai più giovani. Non si fa. Nella mia vita arbitrale ho vissuto momenti fantastici. I Mondiali che mi ha dato Collina, gli Europei grazie a Rosetti, le gare di Champions e non dimentico Atalanta-Fiorentina col tributo finale. Non potevo tornare. E poi l’avevo promesso alla mia mamma che se n’è andata poco tempo fa. “Mamma, guarda che dopo l’Europeo smetto”. Lei fu la molla per farmi continuare dopo il Mondiale, già lì ebbi l’intenzione di salutare. Quando tornai dal Qatar, Maria Teresa mi disse: “Vatti a prendere l’Europeo”. Che grande mamma. La mia volontà di restare in Italia è anche per vivere pure vicino a mio papà…”.
Poi Daniele Orsato ha parlato del futuro: “Mi ci vede presidente? No no: troppo giovane per farlo. L’importante è che l’Aia smetta con le frizioni interne e trovi una doppia via dentro di sé: una politica, per la quale avrei il nome giusto (Antonio Zappi, ndr) e l’altra che dev’essere tecnica”. E poi ha concluso: “Vorrei insegnare e portare gli attuali arbitri a livelli alti. Spiegare loro, assieme a Rocchi, e chi con noi, come si gestisce un Real Madrid-City o una gara mondiale. Come la si prepara. Per gli internazionali e chi lo diventerà. Una sorta di Master, ma istituzionalizzato. L’importante è che vengano scisse la parte politica e la parte tecnica”.