‘E’ dentro noi un fanciullino…’. Dalla magistrale opera di Pascoli al sorriso (fanciullesco, appunto) di Gianmarco De Feo. E l’autorevolezza del verso, a carattere meramente esemplificativo. Perché, per quanto aureo, nessun termine di paragone è in grado – forse – di spiegare il volto pulito di un bambino, le sensazioni che il suo sorriso – dolce e spontaneo – riesce a trasmettere. “Ed io di quella spensieratezza, di quel sorriso ne ho fatto una ragione di vita. La mia ragione di vita. D’altronde se ho visto almeno trenta volte il film di Peter Pan…”.
Lo chiamano così, Peter Pan. Da sempre, praticamente. Da quando correva ininterrottamente, dopo la scuola, per le strade della sua Eboli. Non si fermava mai: spensierato, allegro, gentile. Di quei bambini che trasmettono gioia solo a guardarli. In loro rivedi ciò che è stato. Poi, a tredici anni, una realtà completamente nuova: Milano e il Milan. Un sogno per lui, che pianse una notte intera dopo la tremenda finale di Champions contro il Liverpool e che ogni sera prima di andare a dormire baciava il poster di Sheva… “Sono stato sei anni nelle giovanili rossonere...e pensare che dovevo andare alla Roma! E' stata un’esperienza fantastica. Ero innamorato di Cassano e Robinho. Quando mi aggregavano alla prima squadra – racconta l’attaccante classe ’94 ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – mi fermavo ore intere dopo l’allenamento a vedere le loro giocate. Facevo sempre tardi, l’ultimo ad uscire dal campo…”.
Si faceva voler bene, da tutti. Con quella chioma bionda, che d’estate gli si arrossisce. Un po’ timida, come lui. Introverso, riflessivo. “Nocerino e Robinho mi hanno dato un sacco di consigli. Con Antonio parlavamo in dialetto stretto, non ci capiva nessuno. Un giorno Robinho mi si avvicinò, dicendomi… ‘Voglio dirti una cosa’. Io arrossii subito, pietrificato. ‘Prova sempre la giocata, prova a fare cose che nessuno fa. Altrimenti sarai sempre uno dei tanti…’. Ci penso ancora oggi, mi è rimasta dentro quella frase”. Come quel gol contro il Sion a San Siro in un’amichevole… “Non c’ho dormito per un mese. Una delle emozioni più grandi della mia vita…”.
Che, spesso, regala anche amarezza e disillusione. Prima regola, allora, tanto cara peraltro al nostro protagonista: prendere tutto con leggerezza, senza affannarsi. Il rimpianto non può cambiare ciò che è stato… “Mi aspettavo qualcosa di più, è finita da un giorno all’altro. Poi io ero un grandissimo tifoso del Milan quindi è chiaro: ci sono rimasto male. Ma ho sempre preso tutto con il sorriso, è stata la prima cosa che mi hanno insegnato i miei genitori. E la mia famiglia è la mia vita”. Tautologia nobile, di chi ha e crede in valori veri. Gli antiqui ac boni mores, di cui forse troppo spesso questo mondo si dimentica. “Non crescere mai, come dice Peter Pan che mi sono anche tatuato! Nel senso che nella vita spensieratezza e leggerezza possono darti una marcia in più…”.
E che marcia in più! Sette gol e sei assist quest’anno con la maglia della Lucchese, che lo ha preso in prestito in estate dal Siena. Giocate importanti e primi interessamenti concreti dalla Serie B. Dove due grandi amici lo aspettano… “Fra (Forte) e Gio (Terrani)…non temete, spero che presto giocheremo contro! Credo sia pronto per fare il salto di categoria, anche se ora penso solo ed esclusivamente a finir bene il campionato qui. Voglio fare ancora tre o quattro gol. E’ stato un anno bellissimo, nonostante qualche difficoltà a livello societario. Non smetterò mai di ringraziare tutte le persone che lavorano qui per la fiducia che hanno riposto nei miei confronti”. Record di gol ormai acquisito, ora l’obiettivo è (anche) un altro… “Scroccare, magari di nascosto, una bella cena a chef Bruccini. Ci presentiamo a casa sua quando meno se lo aspetta…”.
Sorriso contagioso, De Feo. Nel suo magico mondo dai contorni fiabeschi: semplice e spontaneo. Non smettere di volare…
