La fuga al Levante, San Siro, la tripletta con la Pro. Morra: “Ora riprendiamoci la B”
Da piccolo ha cercato fortuna al Levante, poi è diventato grande con Longo al Torino: ora segna con la Pro con l’obiettivo di riprendersi la B. La nostra intervista a Claudio Morra
Il pallone è già ben custodito nella sua stanza e chissà quante volte lo osserverà prima di chiudere gli occhi per addormentarsi. Una carezza prima di andare a dormire, il pensiero che ritorna al Piola. Sabato pomeriggio di inizio ottobre, la Pro Vercelli affronta la Carrarese, Serie C girone A: finisce 3-1, tripletta di Claudio Morra. “La prima della mia carriera, due di testa e uno in spaccata: che emozione! Mi è toccato pagare una cena ai miei amici, adesso porterò qualche dolce per festeggiare anche insieme ai miei compagni di squadra nello spogliatoio alla ripresa degli allenamenti”. Cin-cin, un brindisi per celebrare al meglio il quarto gol in 2 partite in campionato. “Vino rosso, adoro il buon vino. Ma in questa occasione ne ho solo assaggiato un pochino, la prima tripletta va festeggiata…”, sorride l’attaccante classe 1995 ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
Il campo come una liberazione dopo un’estate tormentata per via della vicenda ripescaggi: “Sono stati mesi lunghi, interminabili. La sensazione era davvero quello che non si iniziasse più…”. Poi finalmente l’ok definitivo, due vittorie su due gare in campionato, quattro reti per Morra: “Spero con i miei gol di aiutare la squadra a conquistare la B. I mesi difficili ci hanno compattato ancora di più, siamo davvero un bel gruppo composto da tanti giovani. E poi c’è capitan Mammarella… lui sa sempre come stemperare la tensione, ha la battuta al momento giusto: è un punto di riferimento all’interno dello spogliatoio”. Un ambiente ormai familiare per Morra: “Questo è il mio terzo anno qui, sono perfettamente integrato in questa realtà. I gol? Non mi pongo limiti, voglio fare il massimo”.
“GUARDAVO VENTURA E SPERAVO, MA NIENTE…”
Da prima punta, ruolo che sente più suo, o da seconda cambia poco: “Lo scorso anno ho fatto anche l’attaccante esterno. Io voglio giocare e fare gol”. Come ai tempi della Primavera del Torino: Moreno Longo in panchina e le sue reti determinanti per lo Scudetto Primavera: “Alla Pro mi ha voluto fortemente lui, è l’allenatore che mi ha cambiato maggiormente”. Talento precoce quello di Morra, che stupì anche Ventura all’epoca allenatore del Torino: “Andai in panchina a San Siro contro il Milan (maggio 2015, ndr), a un certo punto mi fece anche riscaldare. Non so nemmeno io quante volte incrociai il suo sguardo sognando di scendere in campo… Successe la stessa cosa la domenica successiva contro il Cesena, ma niente”. Sogno rimandato, mai del tutto accantonato.
LA FUGA AL LEVANTE E UN CUORE… PER DUE
Anche perché coraggio e determinazione non gli mancano di certo. Come quando nemmeno 16enne tentò l’avventura all’estero, in Liga. “Giocavo nel Salluzzo, Eccellenza, fui contattato dal Levante per un provino che andò bene e mi trasferii lì”, racconta Morra. Pochi mesi “e un transfert che non arrivò mai, credo per via di alcuni problemi tra le due Federazioni. Peccato, mi stavo trovando bene: ma non riuscivo ad allenarmi solo senza mai giocare, così a ottobre tornai in Italia, all’Hellas e poi, dopo un anno andai al Torino”. Capitoli di una a storia ancora tutta da scrivere. Morra questo lo sa bene, ma pensa solo al presente.
Per ora nella sua vita c’è spazio solo per la Pro, la Play (“Sono il più forte di tutti tra i miei compagni, vinco quasi sempre io nelle sfide in ritiro”) e l’amore smisurato per i sue due cani Choco e Wesley. “Sì, proprio in onore di Sneijder. Il nome l’ha scelto mio fratello, la mia è una famiglia di interisti. Io simpatizzo per l’Inter e per il Toro. Oltre che per la Pro…”, sorride Morra. Che non ama i social (“Ho solo Instagam, ma lo uso poco”) ma adora i tatuaggi: “Ma non ho nessuno relativo al calcio. Per quello aspetto di fare qualcosa di davvero importante…”. Una promessa assolutamente da mantenere.