L'accento romano nasconde le radici, in Senegal, e denuncia quel pizzico di guasconeria che lo contraddistingue in campo. A Doudou Mangni, 25 anni e diverse vite calcistiche alle spalle, sono bastati 82 minuti per prendersi Monopoli: cinque spezzoni di partita, un assist, due reti e la sensazione di poter diventare presto decisivo negli schemi di Giuseppe Scienza. Come a Reggio Calabria domenica scorsa: minuto 76, punteggio di 1-1. Doudou, entrato da sei minuti, riceve palla al limite dell'area, va via in serpentina a due avversari e batte Cucchietti. Seconda vittima stagionale dopo il Catania, colpito nel pokerissimo del “Veneziani”, e Gabbiano in piena zona playoff. Ma... “potevano anche essere due – sorride lui ai microfoni di gianlucadimarzio.com – peccato per quel gol sbagliato allo scadere, ma sono contento perché ho fatto un gol decisivo, che sposta gli equilibri”. E non ha ancora giocato una partita dal primo minuto: “Sto cercando la forma migliore, ma devo dire che ambientarmi non è stato per niente complicato, qui mi hanno accolto benissimo”. Voluto da mister Scienza a gennaio, Doudou Ursul Tanguy Junior Mangni – questo il suo nome completo – ha accettato di vivere la sua prima esperienza in serie C e sta ripagando la fiducia: “Quando sono arrivato, il mister mi ha detto che non avevo a che fare con questa categoria. Io gli ho risposto che non mi voleva nessuno...” e giù risate. Per vivere il calcio con il sorriso.
Primi calci alla Calcio Lecco (“Avevo sei anni”), poi l'Olginatese e il passaggio nelle giovanili dell'Atalanta con Grassi, Gagliardini, Caldara e Conti, tanto per citare alcuni dei volti che da qualche anno calcano i campi di serie A: a guidarlo in panchina prima Bonacina e poi Gallo. “Quanto era forte Grassi, ero certo che sarebbe arrivato in alto, ma era una Primavera davvero forte, quell'anno batterci era molto difficile: non per caso siamo arrivati in finale contro la Lazio di Keita e Cataldi”. Una carriera che sembrava destinata a portarlo in alto, ma a 25 anni Doudou è alla ricerca della consacrazione.“Ero partito bene a Modena, poi ci sono state tante situazioni che non hanno funzionato e ho perso delle occasioni. Sono più maturo e pronto mentalmente ora”. Dalla Via Emilia l'attaccante ha fatto la valigia più volte: direzione Latina (38 presenze e 6 reti dal 2013 al 2015), Sanliurfaspor (Turchia), Ascoli (ancora Serie B, solo 6 presenze) ed Olhanense (Serie B Portoghese), fino alla prima parte di stagione da spettatore a Bergamo: “Ho lavorato duro per riprendermi da un infortunio, ma ora sono pronto: Monopoli è il mio punto di ripartenza. In città ssi sta bene, la gente è molto passionale: questo ti può esaltare”. Senza dimenticare però i legami con il passato, con un messaggio dolce per Modena e Latina: “Sono dispiaciuto per il presente di queste società, sono piazze in cui sono stato bene e dalle quali mi sono rimaste in dote amicizie importanti, da Calapai a Belloni”.
I centimetri di Sarao, le doti balistiche di Genchi, la forza di Salvemini, lo scatto di Mangni. Nell'attacco del Monopoli ci si “completa a vicenda, è la nostra forza” è la radiografia di Doudou. Che attende la chance dal primo minuto: “Io sono pronto, ma mi basta giocare: che siano 10, 20 o 45 minuti, devo essere pronto per aiutare la squadra”. Senza nascondersi: “Abbiamo raggiunto la salvezza, siamo ottavi a tre punti dal quarto posto e possiamo puntare più in alto della nostra posizione attuale. Possiamo preparare i playoff”. Domenica intanto al Veneziani arriva la Paganese, quartultima nel girone C di serie C: “Non potremo certo giocare di rimessa, loro verranno qui agguerriti e pronti a chiudersi. Dovremo avere pazienza e coraggio”. Le ambizioni, tra passato e presente: “Ricordo il primo provino con l'Atalanta. A seguirci c'era Mino Favini, è stato lui a dare un giudizio positivo sulla mia prova e di lì è iniziato tutto. Ho giocato contro la prima squadra e feci anche gol. In porta c'era Consigli”. Che oggi è al Sassuolo, in serie A: lì, dove Doudou sogna di tornare. “Mi piacerebbe sfidarlo di nuovo, magari fargli gol. Ma devo andare di corsa”. Come il Gabbiano Monopoli, che non vuole fermarsi.