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Schillaci ricorda Italia ’90: “Ciò che toccavo diventava oro”

Lunedì Italia '90 festeggerà 30 anni. Ne è un simbolo Totò Schillaci, la cui esultanza con le braccia al cielo è diventata un'immagine storica. A fine torneo i suoi gol furono 6, nessuno lo avrebbe mai detto all'inizio: "Quando si parla di quel Mondiale, inevitabilmente si parla di me – ha raccontato a Il Mattino non c'è mai stato un attimo in cui la mia visibilità sia diminuita". 

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Comincia tutto nella prima partita degli azzurri contro l'Austria. Siamo sullo 0-0, il Ct Vicini lo fa entrare e Totò segna di testa: "Tacconi in panchina mi aveva detto che se avessi fatto gol di testa sarei dovuto andare ad abbracciarlo. Detto, fatto", svela. Il gol più bello all'Uruguay: "D'istinto, da attaccante vero. Ma il più difficile è stato contro l'Eire. Per me era tutto inaspettato. Era come aver preso il sei al Superenalotto".

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Scelto dal destino: "Qualsiasi cosa toccavo in quei giorni diventava oro. Giannini ogni volta che facevo gol mi urlava Che bucio di culo", racconta Schillaci, che poi ricorda la semifinale persa contro l'Argentina: "Vincevamo 1-0 e avevamo la finale in pugno, ma loro avevano Maradona e Maradona fa storia a sé". 

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