"Prima" ormai alle porte ed atto terzo in rossonero ormai ufficialmente al via, con la panchina del Milan tra le mani e il duro compito di risollevare una squadra in grande difficoltà di risultati. Per Rino Gattuso è ormai giunto il momento dell'esordio stagionale in Serie A, con la trasferta di Benevento dietro l'angolo come occasione utile a far partire il processo di rivitalizzazione del proprio gruppo: una gara non semplice, con la squadra di De Zerbi ancora alla ricerca dei primi punti d'annata, per un solo risultato a disposizione, di cui il nuovo allenatore rossonero ha parlato oggi così in conferenza stampa.
Le impressioni dopo i primi allenamenti: “Devo ringraziare la squadra, per tutto quello che ho proposto ho visto grande disponibilità e sono molto contento per questo: potevamo fare di più, ma Roma non è stata costruita in un giorno. Non è un segreto che mi piaccia grandissima intensità, aiutarsi, coprire bene il campo: qualcosa di nuovo abbiamo provato, la difesa a tre è rimasta, la mia squadra deve difendere ed attaccare”.
Poi la partita di domani: “A Benevento sarà una battaglia, da quando De Zerbi è arrivato la squadra sta bene, è cambiata e propone di più, creando più pericoli. Non meritava di perdere contro l’Atalanta, dobbiamo pensare sia una finale di Champions League e non dobbiamo sbagliare. Devo dire che tutti gli allenatori, da Terim a Zaccheroni, mi hanno dato tanto. Tutti mi hanno lasciato un qualcosa, oggi sarebbe più facile dire Ancelotti, Sacchi e Capello: spero di durare, e che i risultati mostrino un buon lavoro”.
I metodi, poi, non sono proprio gli stessi del suo predecessore: “Chiariamo una cosa: ho una metodologia totalmente diversa da quella di Vincenzo, dal punto di vista dell’intensità e del gioco. Questo non vuol dire che la squadra sia stata allenata male, dobbiamo migliorare sui concetti di gioco e sull’intensità. Di tempo ce n’è poco, il tempo ti viene dato dalle vittorie, che ti aiutano a lavorare in modo più tranquillo. Se arrivano c’è più entusiasmo, sei meno stanco di testa, e questo ti aiuta a farti stare bene”.
“Milan più italiano? Il mio sarà un Milan composto da chi starà meglio e lavorerà meglio, per quello che ho visto in questa settimana è stato anche difficile scegliere. A livello di caratteristiche mi rivedo più in Kessie, ma Bonucci ha carisma, leadership. Qui mi sento a mio agio, non ho avuto nessuna difficoltà, senza nessun problema e nessuna tensione. Mi rendo conto di quanto la cosa più difficile sia la gestione, sento che c’è bisogno a livello mentale di tutti: la grande preoccupazione è coinvolgere tutti a 360º. Su come farli lavorare e su altre dinamiche vedremo”.
Il suo primo avversario sarà De Zerbi: “Ci siamo già visti, chiariti e abbracciati a Coverciano, non ho il pensiero di De Zerbi, come il suo non sono io". La notte prima dell'esordio: “C’è tensione, c’è consapevolezza che domani abbiamo tutto da perdere, essendo in un momento di classifica diverso. Ho la tranquillità, da quando sono qui, dal punto di vista tecnico tattico: sono tranquillo, quando torni a casa e dormi il pensiero va alla partita. Spero di dormire stanotte, l’importante è che lo facciano i miei giocatori. L’obiettivo sin da quando ho iniziato questo lavoro era di arrivare a questo punto, potevo già allenare la Primavera 4 anni fa, ma arrivavo da un problema fisico e pensavo di dover andare a trovare altre esperienze”.
Poi su Kalinic: “È vero, è da rivitalizzare. Ha bisogno di fiducia, come tanti altri giocatori: a volte basta un gol, ma a lui bisogna dare il merito di farsi trovare in posizione per poter far gol. È un importante parametro, speriamo trovi continuità. Lui come Mandzukic? Ma magari, mi sembra un po' difficile in questo momento. Chi può farlo è Cutrone o André Silva se viene educato un po'. Biglia? Ci ho parlato, in Argentina ci sono milioni di giocatori: è titolare nella nazionale Argentina. Da parte mia c’è tantissimo rispetto, deve stare bene. Tante volte si è messo a disposizione senza stare benissimo, e per fare quel ruolo bisogna pedalare”.
Su Montella, invece: "Il palleggiare dal basso è rimasto, su quella roba è normale andarci a costruire qualcosa di diverso: più di un qualcosa rimarrà, sarei un pazzo da rinchiudere se cambiassi tutto in una settimana. Le caratteristiche di questa squadra partono dal palleggio”.
“Non ho parlato con tutti ma con quattro-cinque giocatori, con coloro che circondano la struttura per far capire che lingua parlo, ci sono tante persone a contatto con questa squadra: ho dedicato tanto tempo a questo. Mi piace andare a vedere le caratteristiche dei calciatori, la prima cosa su Kessié mi ha portato a osservare come l’anno scorso a volte giocasse da mezza punta”.