Messi e Suarez? No, Mario e Marco Piga: “E’ nostro il primo rigore a due della storia”
Ottantunesimo minuto di Barcellona-Celta Vigo. Fallo su Neymar e rigore per il “Barca”. Tocca a lui, Lionel Messi. La “Pulga” sistema con cura la palla sul dischetto. Testa china, si sta inventando qualcosa… Parte, rallenta, che fa? Tocca la palla lateralmente, ma si può? Siamo a San Valentino, Luis Suarez scarta il cioccolatino e insacca. Messi se la ride: un’altra delle sue? Non esattamente. Pochi giri di lancetta per capire che “il rigore a due” non è un invenzione di “Leo” e neanche di Johan Cruijff e tanto meno dei coreani. Avete mai sentito parlare dei gemelli Mario e Marco Piga? I tifosi di Torres e Avellino li conoscono bene, ma forse neanche a Sassari e in Irpinia sapevano tutti che nel lontano settembre 1974 furono proprio i Piga a inventarsi il rigore a due tocchi, durante un derby di Coppa Italia, Torres-Olbia. Fantasia, velocità d’esecuzione, una grande intesa e il gioco è fatto: chi meglio di due gemelli poteva eseguire una giocata simile?
I “Derrick” di Palau se la studiarono per bene. “Quando ho visto il rigore di Messi e Suarez sono tornato indietro nel tempo di oltre 40 anni” – dichiara Marco Piga ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “siamo stati io e mio fratello i primi al mondo a inventarci quel penalty. Aver visto una giocata del genere eseguita da un campione come Messi non può che farmi un enorme piacere. Per fare una cosa così ci vuole un grande feeling e tra me e il mio gemello è sempre stato grandissimo, superiore a qualsiasi altra coppia di giocatori. Il rigore lo provammo in allenamento, di nascosto, e quel giorno ci bastò uno sguardo. Ricordo che Mario discuteva con Selleri, il capitano dell’Olbia, gli spiegava che il rigore c’era e che tanto stavano già perdendo in modo pesante quindi non cambiava nulla. Notai però che cercava di prendere una posizione favorevole e così capii. Al momento di toccare il pallone il loro portiere era già a terra e non feci altro che toccarlo lateralmente, Mario lo accompagnò in rete”. Mario Piga come Luis Suarez: “Che dire, quando ho visto il rigore di ieri mi sono emozionato. Pensare che il centravanti più forte del mondo, Suarez, e un fenomeno come Messi hanno riproposto la giocata di due ragazzini di 17 anni, come eravamo io e Marco quarant’anni fa, mi riempie d’orgoglio. Ci vuole intesa, sangue freddo e anche un pizzico di pazzia”.
Tutto regolare? “Assolutamente sì” – dice Marco – “L’arbitro era un po’ titubante, più che altro per le proteste feroci dei giocatori dell’Olbia. Allora mi avvicinai e gli dissi ‘guardi che è tutto ok, se non ce lo concede rischia di fare una bruttissima figura’. Mi fece un cenno con la testa. Il nostro allenatore, Vanni Sanna (oggi dà il nome allo stadio di Sassari) che fu anche il primo a credere in noi, ci fece un rimprovero bonario. Ma si vedeva che era stupito e compiaciuto, fu una sorpresa anche per lui. Come per i nostri compagni, che non si spiegavano come ci fosse venuta in mente. A fine allenamento, quando loro erano negli spogliatoi, tra le giocate che provavamo c’era anche questa. Ma il tutto è nato lì, al momento”. Questione di feeling… “C’è andata bene” – aggiunge Mario – “l’arbitro non voleva neanche convalidarcelo. Ce l’eravamo studiata bene, sapevamo che per regolamento era tutto a posto e ci siamo allenati sulla tempistica. E’ regolare quando chi tocca la palla fa fare un giro intero al pallone, chi viene da fuori area di rigore deve entrare naturalmente dopo che la palla è stata toccata, se no è fuorigioco. E’ vero, era un’intesa incredibile e pensa che avevamo appena 17 anni, il secondo campionato di C per noi”.
Ci vuole anche un lavoro psicologico sull’avversario: “Certo, io trovai le parole giuste per far rilassare il mio marcatore ‘Dai, su, che stai lì a protestare? Tanto la partita è compromessa’. Questo perché se l’avversario parte con te o addirittura prima, logicamente ti anticipa. A quel punto servì solo un cenno per far capire a Marco che l’avrei bruciato sullo scatto. Bastò poggiarla in rete, perché il portiere era già in terra spiazzato. Dopo, il nostro allenatore ci diede un ‘buffetto’ bonario, faceva finta di essere arrabbiato ma in realtà tratteneva le risate. Non l’avvertimmo, ma se l’avessimo fatto che sorpresa sarebbe stata?”. La Torres può dunque vantarsi di questo primato: “E’ un enorme dispiacere vederla in serie D, dopo l’ottima stagione di Lega Pro dello scorso campionato, con la salvezza conquistata nel campo. Il pubblico di Sassari e la Torres meriterebbero ben altre categorie e soddisfazioni. Quest’anno, se raggiungesse la promozione diretta sarebbe un miracolo sportivo. E’ una squadra pienamente in salute, guidata da un ottimo allenatore e composta da giocatori di categoria superiore. La penalizzazione non ci voleva, ma se la promozione arrivasse attraverso i play-off andrebbe bene lo stesso”.
Uguale il pensiero di Mario: “La Torres è stata il nostro trampolino di lancio. La sua storia è fatta di ingiustizie incredibili. Adesso, per fortuna, è guidata da un grande allenatore, Marco Sanna, un bravo ragazzo e un professionista serissimo, il suo passato da calciatore parla chiaro. Da quando c’è lui i rossoblù stanno ottenendo grandissimi risultati. L’altra garanzia è che ci sono tanti ragazzi sassaresi in squadra, come Giacomo Demartis, giocatori che stanno dimostrando un grande attaccamento. Meriterebbe la B per numero di spettatori. Già negli anni ottanta la sfiorammo. All’epoca giocavo in squadra con un certo Gianfranco Zola e c’erano 10 mila spettatori paganti. E pensa che eravamo in serie C. In B assicurerebbe 15-20 mila spettatori e forse anche qualcosa di più”.
L’esperienza in Campania? Indimenticabile: “Io sono stato ad Avellino, una piccola città che arrivò fino alla serie A. Feci io il gol promozione, a Genova, contro la Sampdoria. In A stabilimmo la famosa ‘Legge del Partenio’. Se capitavano Juve o Napoli nel nostro stadio e dovevamo vincere non ce n’era per nessuno. Sono cadute anche l’Inter e il Milan. Grandissime soddisfazioni, anche personali. Ho avuto la fortuna di capitare nel momento giusto e fare gol determinanti contro tutte le ‘big’. Ricordi indimenticabili per me”.