Chi ha detto che quello di fisioterapista possa essere l’unica attività di un massaggiatore sportivo. Certo Urbano Vannini nei suoi 24 anni nell’Ascoli si è fatto apprezzare anche per qualcos’altro. Andatelo a chiedere a Oliver Bierhoff che ha continuato a ricevere l’olio di olive fatto da Urbano anche quando è passato a giocare con Udinese e Milan. “Eh no, seconda attività mi sembra eccessivo”, dice ridendo Urbano, che specifica: “Ho sempre curato la terra sotto casa dei miei suoceri e con quello che avanzava dal raccolto facevo dei piccoli omaggi ai giocatori. Con Oliver il rapporto era diventato talmente stretto che alla fine glielo spedivo anche fuori. Siamo rimasti sempre in contatto e quando ha fatto la partita di addio al calcio mi ha anche inviato a casa un dvd con le immagini più belle”.
Perché Urbano non è stato solo il massaggiatore dell’Ascoli, ma un amico. “Ricordo che quando arrivò Casagrande, sua moglie era incinta e fui io a trovargli subito un ginecologo che la potesse seguire duriate la gravidanza e per il parto. Con tutti i giocatori avevo un rapporto speciale perché innanzitutto tra di noi c’era grande stima”. Proprio come quella che Urbano aveva nei confronti del presidente Rozzi. “Un uomo speciale perché sapeva tirare fuori il meglio da tutti. E’ per questo che tanti club importanti mandavano da noi i loro ragazzi per crescere e farsi le ossa: sapevano che qui sarebbero stati trattati al meglio”.
Anche perché poi in panchina c’era un certo Carlo Mazzone, che ad Ascoli è diventato una vera istituzione. “Al contrario del personaggio burbero che tutti hanno imparato a conoscere in tv, Carletto era un grande uomo. Sempre attento ai problemi di tutti: giocatori, dirigenti e collaboratori. Ci teneva molto al rispetto reciproco e se aveva un problema con qualcuno non si faceva problemi a farglielo sapere”. Schietto, diretto, ma sopratutto professionale. “Era talmente attento al lavoro che ricordo una volta, dopo un’amichevole di fine campionato attaccò ad un attaccapanni un giocatore che in campo non aveva fatto quello che gli aveva chiesto. Era un’amichevole, ma per lui contava sempre come una finale”. Di Urbano si fidava come massaggiatore e alle volte lo prendeva in disparte per farsi spiegare bene i problemi fisici dei giocatori senza farli preoccupare troppo.
E pensare che Urbano Vanni, fisioterapista sportivo lo è diventato proprio ad Ascoli. “Quando vivevo a Firenze lavoravo nel campo della neurochirurgia. Poi venni a sapere che qui cercavano un massaggiatore e siccome mia moglie è di queste parti decisi di fare questo cambiamento. Non ce l’avrei mai fatta senza il sostegno di Ivo Micucci, che è stato il mio maestro in questo campo e che ancora oggi è il mio punto di riferimento”.
In 24 anni tra spogliatoi e muscoli ne ha viste di tutti i colori. “Dalla finale di Mitropa Cup del 1995 contro il Notts County a Wembley alla passeggiata con Antonio Aloisi sulle spalle: si era procurato un taglio che lo faceva sanguinare e non riusciva a camminare. Lo portasi a “cavalluccio” e da lì in poi si iniziò a parlare del problema delle ferite con sangue in campo”. Per non parlare dell’amicizia fraterna con il compianto Andrea Pazzagli del quale porta ancora una foto conservata in camera con la dedica.