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Data: 26/10/2022 -

Il ritorno alla Pinetina, Figo e lo schiaffo di Zamparini. Mariano González: “Segnato da Bielsa, ora alleno"

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Intervista all'ex esterno argentino di Palermo e Inter, Mariano González
Intervista all'ex esterno argentino di Palermo e Inter, Mariano González

Carlos Gardel nel tango Volver cantava: "Que veinte años no es nada". Si torna sempre dove si è stati bene, anche a distanza di 15 anni. “È stato molto bello tornare in Italia, un Paese che mi ha accolto da giovane e mi ha trattato sempre molto bene, ho dei ricordi molto belli di entrambe le città dove ho vissuto. Mi mancavano le amicizie che avevo stretto quando avevo 20 anni, quando uno è incosciente e pieno di energie”, pensieri e parole di Mariano González a Gianlucadimarzio.com, reduce dal ritorno in Argentina dopo tre settimane tra Portogallo, Italia e Spagna.

 

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L’ultima presenza del classe 1981 con la maglia dell’Inter è stata una vittoria per 3-0 contro la Reggina caratterizzata da un episodio: il rigore battuto da Figo al suo posto, per quella che sembrava dover essere anche l'ultima partita del portoghese prima del ritiro, salvo poi ripensarci. “Avevo già la palla in mano, ma il pubblico ha iniziato a cantare il suo nome. Non ho nessun rimpianto, è stato un bel gesto per una grande stella, un compagno che mi ha sempre trattato bene ed è stata la mia forma di omaggiarlo. Non sapevo che poi quella sarebbe stata la mia ultima partita all’Inter. Sarei voluto rimanere, ma al Porto ho vissuto le migliori stagioni della mia carriera”. 

 

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Nel suo ritorno nel capoluogo lombardo, Speedy ha fatto visita alla Pinetina: “Ho trovato un centro sportivo molto rinnovato e moderno.  Con Zanetti ho parlato di calcio, ma da punti di vista diversi: lui da presidente e io da allenatore, così come con Lautaro e Correa. Ho avuto modo anche di conoscere e complimentarmi con Inzaghi. Sono venuto via soddisfatto e contento”. Dal Centro Sportivo Suning a San Siro per assistere alla vittoria contro la Salernitana. “Gli ultimi risultati hanno aiutato l’Inter, soprattutto la trasferta col Barcellona. Ho visto una squadra con molto potenziale, che può giocare ancora meglio, e con l'atteggiamento di chi ricerca una prestazione importante per tornare nelle prime posizioni”. 

 

  

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È stata l'occasione per andare a Novara dal fratello Pablo, e poi tappa a Firenze per assaggiare la bistecca, ma soprattutto per riabbracciare e rivivere alcuni momenti con Burdisso, attuale direttore tecnico della Fiorentina. “Nico ha sempre avuto una testa molto matura. Si è preparato per ricoprire l’incarico che ha ora in un club importante. Per la Fiorentina è un gran vantaggio averlo, l’ho visto veramente molto bene. Ha le qualità per diventare un grande dirigente. Insieme abbiamo ricordato la vittoria dello scudetto, la festa di squadra e quella del club con l’autobus scoperto in Piazza Duomo, le cene, ma anche la rissa a Valencia. Era un bello spogliatoio”. 

 

 

 
 
 
 
 
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Tra le tappe del suo tour italiano  non c’è Palermo, la prima città che lo ha accolto. “Non ho avuto tempo, ma ora che non sono più calciatore non mancherà l’occasione. È un momento in cui ci sono tante partite e non era facile organizzarsi. Ho scelto di andare a Oporto da Conceicao e a Madrid da Simeone e Nelson Vivas, per vedere gli allenamenti e parlare con gli allenatori da cui pensavo di poter imparare qualcosa”. I rosanero lo portarono in Italia nel 2004 dopo l'oro di Atene con gol all'Italia in semifinale e la finale di Copa América in Perú persa con l'Albiceleste. “Una trattativa molto rapida. Il Palermo mi ha cercato e io ho accettato, senza sapere molto del club perché arrivava da molti anni di B e di C. C’era Zamparini e avevo visto che il club era in continua crescita, mi parlarono dello stadio e della passione dei palermitani, tutte cose poi riscontrate nei due anni splendidi in cui ci siamo qualificati alle coppe europee. Ora so che stanno tornando”. 

 

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Al compianto presidente rosanero lo lega un aneddoto relativo al loro primo incontro. “Ero a Milano a firmare il contratto e in hotel arrivò Zamparini. Bussò alla porta, mi chiese come stessi e poi mi diede uno schiaffo in faccia. Era un po’ pazzo, ma poi mi disse di mettercela tutta che credeva in me ed era contento che fossi arrivato. Mi sorprese questa accoglienza e questo episodio continuo a ricordarmelo molto bene”. Mariano in Sicilia trovò anche i connazionali Santana, Andujar e Farias. “Zamparini diceva che i migliori esterni del campionato eravamo io e Mario. Ci ha sempre elogiato, certe volte esagerava e altre no, ma era sempre un’opinione importante la sua perché era il presidente”. 

Gonzalez: "Bielsa mi ha segnato. Era avanti, oggi ancora cercano di imparare da lui"

 9 gol in 69 presenze al Palermo, che lo rendono lo straniero con più apparizioni in Europa insieme a Santana nella storia rosanero, 1 in 24 con l’Inter e quattro allenatori in totale nella sua esperienza italiana. “Non ne posso scegliere uno: con Guidolin giocai poco ed ero appena arrivato, ma anche da lui ho imparato qualcosa, così come da Del Neri, Papadopulo e Mancini. Sono sempre stati onesti con me”.  Ma se deve indicare quello che è stato più importante nella sua carriera, non ha dubbi. “Bielsa. Per i modi di relazionarsi e di trasmettere le proprie idee. Ho parlato spesso con lui in quei due anni nella Seleccion: era diretto, senza filtri per farti migliorare e questo fa bene al giocatore. Ogni cosa che diceva aveva un motivo. Era avanti, perché dopo 20 anni tutto il mondo ancora cerca di rubare qualcosa da lui. Ha dimostrato di vedere prima le cose e questo ci ha segnato, più di un consiglio o di una parola”. 

 

 

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Oggi González fa l’allenatore. Lo scorso aprile si è ritirato e il giorno dopo ha ereditato la panchina dell’ex Roma e Fiorentina, Sebastian Cejas per guidare il Ramón Santamarina, il club di Primera Nacional della sua città natale, Tandil. La stessa di Del Potro e Camoranesi. “Io ho una mia idea, ma poi il difficile è trasmetterla come fa Bielsa. Per quanto riguarda il gioco non mi identifico con nessuno, ma faccio tesoro delle esperienze con tutti gli allenatori avuti nei vari campionati. Sto aspettando una nuova opportunità. In futuro mi piacerebbe lavorare in Italia o in Portogallo dove sono stato molto bene”. Magari stavolta senza dover aspettare altri 15 anni.



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