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Data: 07/12/2020 -

Ceci: “Maradona stanco di essere Maradona. Voleva una statua e la farò”

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La scomparsa di Diego Armando Maradona dello scorso 25 novembre ha lasciato una ferita nel mondo del calcio, e non solo. Oggi ai microfoni di Sky Sport ha parlato Stefano Ceci, l’uomo più vicino a Maradona negli ultimi 20 anni e suo manager di fiducia. Un racconto di affetto, condivisione e debolezze: “È stato il percorso della mia vita a fianco del mio campione. Ero un fanatico di Diego da buon napoletano, sono stato fortunato. Abbiamo condiviso tanto e lui sapeva che ero un amico vero. Un’unione di amore per lui da napoletano e di amicizia tra noi. Lui era ingestibile da calciatore, ma anche nella vita privata non era facile. Ho dato e ricevuto sempre tanto da Diego, mi diceva che ero intoccabile”.

“In Argentina ha avuto un tracollo”

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Dopo la sua morte se ne sono sentite tante: “Come sarebbe andata se qualcuno avesse fatto questo o quello, oggi è facile dirlo. La Magistratura troverà le sue certezze. La verità è che fino a 2 anni fa Diego giocava a calcio e a padel a Dubai. Poi è tornato in Argentina e ha avuto una grande caduta. Diceva da tempo che tornava dai suoi familiari, forse pensava che andando via da Dubai avrebbe trovato affetto e calore dai suoi cari. Ma così probabilmente non è stato”.

“Morto quando è diventato Maradona”

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Secondo me Diego era stanco di essere Maradona, non sopportava più questa corazza che aveva addosso da 45 anni. È morto quando è diventato Maradona, anche lui stesso lo ha detto. Intorno a lui hanno creato un business, ma a Diego non ha pensato nessuno. Si è fermato il mondo dopo la sua morte, ma lui ha avuto molto poco rispetto a quello che ha dato a livello di affetto e amore”.

“Diego voleva una statua, sarà un mio omaggio”

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Diego aveva un grande ultimo desiderio prima di andarsene: “Eravamo da soli dopo la cittadinanza onoraria che Napoli gli aveva dato il 5 luglio, mi disse che era felice perché era napoletano. Gli ho detto che gli avrei fatto una statua, e lui: “va bene, ma sotto ci devi scrivere ‘ricordatevi che anche io sono napoletano’”. Quindi la statua è un omaggio che voglio fare a Diego, senza sponsor e cose così, solo un regalo. Vedremo se mi daranno la possibilità”.

“Il golf per 20 ore e quei panini alle 3 del mattino…”

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Poi il racconto del loro ultimo incontro: “Fu la settimana prima del suo ricovero, mi disse che stava bene. Ero un punto di riferimento per lui e gli stavo dietro, spesso quando giocava a golf la mattina stava al campo per 20 ore di fila. Gli ultimi tempi dormivo con il walkie talkie, mi diceva: ‘tanito, fammi un panino’ alle 3 di mattina, oppure mi chiamava perché il televisore non prendeva. A Dubai ero 24 ore su 24 con lui, la fidanzata Rocio mi guardava ma le dicevo: ‘capiscimi, per noi è amore’. Quando veniva qualcuno a tavola e prendeva il mio posto, lui lo faceva alzare perché quella era la mia sedia”.

“Di lui mi mancherà il quotidiano”

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Stiamo lavorando anche a tante altre cose. I discorsi su eredità eccetera li lascio agli altri, io gli sono stato vicino e basta. C’erano sempre una sorta di fazioni intorno a lui, ma io non mi sono mai schierato. Rimpianto per non essere stato lì quando se n’è andato? Io facevo 15 giorni da lui e 15 a casa, Dubai-Buenos Aires ogni due settimane” ha concluso Stefano Ceci. “Lui era contento, come ultima cosa mi aveva chiesto dei profumi perché non ne aveva più. Di Diego mi mancherà il quotidiano, la pima cosa che facevo appena sveglio era controllare il telefono per vedere se mi avesse scritto. Non è facile, ma Diego sa quello che gli ho dato”.



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