Per chi proviene da un contesto umile, raggiungere il successo è sempre molto difficile, le opportunità di emergere si contano sulla punta delle dita e il margine di errore è minimo. Lo sa bene Manuel Ugarte, centrocampista classe 2001 che ha sempre sfruttato al massimo le occasioni che gli sono state concesse. L’attuale mediano del PSG questo concetto lo aveva ben chiaro in testa già nel 2016, quando a soli 15 anni, con la maglia di Fénix, divenne il primo calciatore del ventunesimo secolo a giocare nel campionato uruguaiano.
Capitano a 18 anni, un passato da attaccante e la possibilità di diventare un ragioniere
I ‘nervios bárbaros’ è un’espressione utilizzata in Uruguay per esternare uno stato di preoccupazione. Per intenderci, i classici ‘nervi tesi’ all’italiana. Gli stessi che Manuel aveva da bambino quando nella scuola calcio del City Park giocava da attaccante e non riusciva a segnare. Attaccante, sì. Prima di affondare tackle a centrocampo, Ugarte ha giocato da numero 9 dimostrando una discreta affinità con la porta, anche se non ha mai raggiunto numeri da vero bomber. A proposito di numeri, Manuel ha sempre ottenuto buoni risultati a scuola. Ama la matematica e ha valutato più volte la possibilità di iscriversi alla facoltà di Economia.
Uno dei primi ad accorgersi del grande senso di responsabilità di Ugarte è stato Juan Ramón Carrasco (allenatore dei Fénix dal 2018 al 2021), tanto da affidare al centrocampista uruguaiano la fascia da capitano a soli 18 anni. Nonostante la giovane età, il classe 2001 - che nel frattempo si era già spostato a giocare sulla linea mediana - si muoveva in campo da vero veterano e univa forza fisica, tecnica e capacità di inserimento. Secondo il padre, il suo stile di gioco ricorda tutt'ora un po’ quello di Casemiro anche se Manuel si ispira a Busquets e De Bruyne.
Ibiza? Meglio sul divano a bere del mate con famiglia e amici
Come ci si sente a stare sul tetto del mondo ad appena ventidue anni? Manuel Ugarte conosce bene la sensazione. In men che non si dica il classe 2001 ha raggiunto tanti traguardi, ma non si è mai montato la testa. A tenerlo con i piedi per terra ci hanno pensato la famiglia e gli amici. Papà e mamma sono due persone genuine che hanno sempre impartito a Manuel e a Hernie (il fratello) il valore dei sacrifici. Nessuna strada alternativa, solo duro lavoro per raggiungere il successo.
L’umiltà dell’attuale giocatore del PSG si può notare anche dal suo lifestyle poco appariscente: no a foto in barca a Miami o Ibiza, meglio qualche scatto in piscina con il padre o sdraiato sul divano mentre sorseggia un po’ di mate. Ama leggere, ascoltare musica e andare al mare. Alle supercar e al gossip preferisce uno stile di vita semplice. Tutt’altro che semplice, invece, è stargli dietro in campo. Lo possono confermare gli avversari che ci hanno giocato contro negli ultimi anni.
Dopo 57 presenze con il Fénix, Ugarte ha salutato il club che lo ha cresciuto e ha accettato l’offerta del Famaliçao (Liga Portoghese). Non c’è tempo per le lacrime: certi treni passano soltanto una volta e Manuel è sempre stato puntuale in stazione come un orologio svizzero. Giusto una stagione con i bianco-blu prima di essere chiamato dallo Sporting CP. Con la formazione di Lisbona si è imposto fin dal primo momento e al servizio di Ruben Amorim è diventato un titolare inamovibile.
Da Montevideo all’avventura europea sotto la Torre Eiffel
Le grandi storie, spesso, non esistono senza le grandi coincidenze. Chissà se certe congiunzioni astrali sono solo un caso o se ogni persona è artefice del proprio destino. La cosa certa è che Ugarte è stato ingaggiato dal Paris Saint-Germain al momento giusto, con i francesi che hanno battuto la concorrenza del Chelsea. Su quei momenti di eccitante incertezza si è soffermato il padre di Manuel: “Quando si è completato il trasferimento non sapevamo se fosse per i Blues o per il PSG. Manuel era entusiasta dall’idea di giocare in Premier. Oggi però è felice a Parigi e l'affetto dimostrato dalla società lo aiuta molto”.
Adesso Ugarte sta a Luis Enrique come Luis Enrique sta a Ugarte: equazione perfetta. Per l’uruguaiano sono 7 le presenze tra campionato e Champions in questo avvio di stagione. Con lui in campo da titolare il PSG non ha mai perso. L’annata 2023/2024 è iniziata da poco, ma Ugarte ha già raggiunto statistiche impressionanti. Durante le prime 4 partite di Ligue 1 ha recuperato 41 palloni, solo Thiago Motta (47) ha fatto meglio nello stesso numero di gare. L’emblema dello stile di gioco dell’uruguaiano è stata la vittoria per 4-0 del PSG sul Marsiglia: 76 palloni toccati, 93% dei passaggi riusciti, 9 recuperi e 10 duelli vinti.
In una recente intervista ai canali ufficiali del Paris ha dichiarato: “Quando abbiamo la palla dobbiamo giocare. Quando non ce l’abbiamo, dobbiamo lottare”. Concetto semplicissimo, ma molto difficile da applicare per la maggior parte dei calciatori. Non per Manuel Ugarte, la nuova stella del calcio mondiale partita da Montevideo che vuole conquistare l’Europa a suon di tackle e semplicità.