Il Manchester City sta vivendo uno dei periodi più bui della sua storia recente. Lo stesso Manchester che ha battuto l'Inter in finale di Champions; lo stesso che ha vinto la Premier dominando contro tutti. Quella squadra che punta alla perfezione, quasi aliena. Straordinaria, nel senso latino della parola: "Extra ordinem", "fuori dall'ordinario". Le difficoltà del City hanno però palesato tutt'altro: l'umanità del gruppo, di un collettivo. Di una macchina (non) perfetta. Proprio perché umana.
La reazione e i gol concessi: le fragilità di un City (a)normale
Quello in cui è finita la squadra di Guardiola è un labirinto di preoccupazioni, nervosismi, pressioni, tensioni. Tutti problemi normali per un gruppo di persone… perché forse, a volte, ce lo si dimentica. C’entra poco l’aspetto tattico, come rivelato dallo stesso allenatore a BBC Sport Manchester dopo il Tottenham: “Non è una questione di tattica quando perdi questo tipo di partite. È come reagiamo”. La reazione umana a un qualcosa che non si conosce, di nuovo. Il non sapere come agire quando le cose non vanno nella direzione giusta, come è sempre accaduto. Per comprendere ciò serve un po’ di tempo, poi il Man City potrebbe trovare l’uscita.
Nella conferenza stampa dopo l’ultima partita, Guardiola ha provato a spiegare quello che sta accadendo: “In otto anni non abbiamo mai vissuto questo. Ora siamo un po’ fragili. Stiamo giocando con un po’ di negatività nei nostri pensieri, ma è normale. Il calcio è anche una questione di umore”. Aspetto molto umano. “Mi piacerebbe ci fosse una sola ragione, ma ce ne sono molte”. Oltre alla reazione, il City ha altri problemi: su tutti i troppi gol subiti e l’assenza di Rodri. Quanto al primo aspetto, era dal 2008/09 che il Manchester non subiva più di 17 reti dopo 12 giornate di Premier: quell’anno, i gol incassati furono 20. Lo sa anche Guardiola che qualche criticità difensiva c’è: “Siamo sempre stati una squadra che concedeva poche occasioni, ma ora ne concediamo di più. Il nostro gioco era basato sul controllo”.
A complicare le cose, la transizione che riguarda il ruolo di direttore sportivo: da Txiki Begiristain a Hugo Viana, sempre sotto la guida di Guardiola. Nonostante le difficoltà, infatti, per l’allenatore spagnolo è arrivato un rinnovo biennale. Un segnale che indica la direzione. A non ringiovanirsi è invece la rosa: con un’età media 27.8 anni, il Manchester City è la quarta squadra più “anziana” della Premier League, dietro a West Ham (28.7), Fulham (28), Newcastle (27.9) e a pari merito con l’Everton (27.8).
Ma c’è (…) anche Rodri
A tutto questo si somma l’assenza di Rodri. Subito dopo il suo infortunio, il City ha ottenuto i seguenti risultati: una vittoria, un pareggio e altre 5 vittorie. Poi queste 5 sconfitte enigmatiche. Segno di come la mancanza di Rodri abbia sì avuto un riflesso negativo, ma non impedisce al City di raccogliere dei punti. Lo si è visto chiaramente nelle prime 7 gare. Se però parliamo di indisponibili, anche lo stesso Tottenham ha attraversato momenti migliori, eppure ha vinto 0-4 all’Etihad senza van de Ven, Romero, Bentancur e Richarlison, oltre che Odobert e Mikey Moore. L’assenza del Pallone d’Oro indubbiamente pesa molto, ma come ha detto Guardiola: “Non c’è una sola ragione, ce ne sono molte”.
Le ultime 5 partite dei Citizens sono caratterizzate da qualche errore di troppo - soprattutto in fase di impostazione - e troppi spazi. È un Man City impreciso, nervoso. Prima giocava con semplicità e ora non riesce a fare quello che vorrebbe. Il Manchester City è finito in un labirinto e deve prendersi del tempo per capire come uscirne.