Ad agosto dire che fosse un’utopia sarebbe stato forse un’esagerazione, ma con un PSG così era comunque difficile immaginarsi questo esito: il Lille è campione di Francia, a dieci anni esatti dall’ultima volta. È il quarto campionato vinto della sua storia. Un successo che ha un sapore particolare. Arriva da outsider, da seconda linea. Contro un PSG forse al massimo della sua crescita (i percorsi europei degli ultimi due anni ne sono una prova). Una vittoria che dimostra che con la programmazione, con le idee e con gli uomini giusti al timone, non esiste montagna che non sia sormontabile.
SCOUTING: LA MANO DI LUIS CAMPOS
Come sempre, i segreti del successo sono dietro le quinte. Partiamo da Luis Campos, un uomo che è ormai lontano da Lille (ha lasciato la carica da DS nel dicembre scorso, in seguito al cambio di proprietà), ma i cui risultati del lavoro svolto in tre anni sono alla base del successo di questa squadra. Il portoghese è arrivato con l’ex proprietario Gérard Lopez nel 2017, ha scoperto talenti in giro per il mondo e li ha comprati a basso prezzo. Talenti che hanno prima reso in campo e che poi sono stati venduti due, tre, quattro o cinque volte il prezzo d’acquisto, permettendo alla società di autosostenersi e rimanere competitiva allo stesso tempo. L’ultima squadra prima del Lille a battere il PSG in Ligue 1 è stato il Monaco nel 2016. Indovinate chi ne era il DS? Luis Campos. Kylian Mbappé, nel Principato, l’ha portato lui. Adesso Campos non è più a Lille, ma questo titolo è anche suo.
GALTIER: DALLA SALVEZZA AL TITOLO
Il vero front man di questo Lille è Christophe Galtier. Era arrivato nel gennaio 2018 trovando una squadra disunita e a soli tre punti dalla zona retrocessione. Nel giro di cinque mesi ha portato il Lille alla salvezza, dopo un anno ha raggiunto la Champions League e oggi è sul tetto di Francia. È il suo primo campionato vinto nella sua carriera da allenatore. I talenti portati da Campos li ha valorizzati lui: Nicolas Pépé, Victor Osimhen, Rafael Leão, e ora Maignan, Ikoné, David, Celik, Botman per citarne solo alcuni. Giovani promettenti che hanno cambiato dimensione grazie ai concetti e ai discorsi di Galtier: “I miei giocatori sono come i miei figli. A volte sono duro, ma sempre onesto e leale con loro: lo hanno capito ed è per questo che mi seguono”. The mentalist.
I CONSIGLI DEI CAMPIONI DEL 2011: “CALMA, SANGUE FREDDO E ESPERIENZA”
A trascinare gli uomini di Galtier ci hanno pensato anche alcuni dei protagonisti del titolo del 2011. Balmont, Cabaye, Debuchy, Frau e Mavuba qualche settimana fa avevano caricato la squadra con consigli da veterani: “Mantenere la calma”, “Lasciare la pressione al PSG”, “Non pensare al titolo fino alla fine” e “Cercare di tenere le gambe lucide e ferme”. Sì perché il rischio, per questa squadra composta per la sua gran parte da giovani ragazzi, poteva essere quello di vedere le gambe tremare negli ultimi istanti di questo campionato, quando i palloni bruciano, ogni dettaglio pesa e l’esperienza conta. E quella dose di esperienza non è mancata. Porta il nome di Burak Yilmaz (35 anni, 27 partite e 16 gol) e di José Fonte (37 anni, un muro in difesa): entrambi pagati zero. Eh sì, ancora Campos. Esperienza che porta anche il nome di Mike Maignan, portiere che di anni ne ha solo 25 ma che è già un condottiero e trascinatore. Che dirige la difesa e chiude i cancelli: 23 gol subiti in 37 partite (20 clean sheets) Una sicurezza. Ecco perché il Milan lo osserva.
È la vittoria dei Dogues, i mastini, come vengono chiamati. E questa squadra rappresenta alla perfezione il soprannome che porta: lottatrice, agile, potente e robusta. Una squadra cinica che ha compiuto un’impresa. Ma non chiamatelo miracolo: è il risultato di una progettazione, di idee precise messe in piedi dal quadro dirigenziale e in pratica dal proprio allenatore. Uno che è salito su una barca in preda al naufragio, e l’ha allontanata dalla tempesta: “Sarei rimasto anche se nel 2018 fossimo retrocessi. Ho sempre creduto in questo progetto”. Adesso la barca ha attraccato in un porto sicuro, e alza il titolo. Il cerchio si è chiuso, tutto torna: il Lille è campione.