Era in forse, non doveva nemmeno giocare. Ci pensa lui a risolverla. Braccio piegato, sguardo verso la tribuna e sorrisone: quant’è bello, questo Luis Alberto. Alla Lazio ormai sono tutti pazzi di lui. A partire da mister Inzaghi, che di toglierlo dal campo non ci pensa nemmeno. “E’ un giocatore completo e può essere un valore aggiunto. In questo momento non posso farne a meno”, dichiarava in estasi alla fine del match contro il Vitesse. Oggi, una doppietta e un assist. Con il gol del momentaneo 1-1 da vedere e rivedere. Le dediche? Speciali. “Per Felipe Anderson, gli avevo detto che se avessi segnato l’avrei dedicato a lui, e mia moglie". Mica male, considerando che giovedì contro lo Zulte era stato costretto a lasciare il campo per un pestone. Compleanno con il ghiaccio sulla caviglia gonfia e una promessa: “E’ solo questione di pochi giorni”. Detto, fatto. Ma chi se la immaginava una prestazione così? In realtà, in molti. Pallone sempre incollato al piede, vederlo giocare è una delizia per gli occhi. Il galateo del calcio elegante. A Siviglia avevano iniziato proprio a chiamarlo così: il principe elegante, perché correva poco e non aveva voglia di seguire gli avversari. A Roma, quello che sembrava un difetto è diventato un pregio. E’ ovunque, non si risparmia mai. In formato ‘diga’ se già da fare schermo davanti la difesa, in formato ‘artista’ se c’è da pennellare un gol o un assist. La punizione del pareggio? Da esposizione. Destro sotto il sette e standing ovation. La stessa ricevuta al 72esimo, quando ad entrare in campo è Nani. Esordio assoluto per il portoghese, l’amico di CR7 arrivato a Roma per non far rimpiangere il partente Keita. Ma la scena è tutta per lo spagnolo. Quanto mai trascinatore. E a dirlo sono anche i numeri: senza contare il match di oggi, già 756 minuti all’attivo, il doppio di quelli delle scorso anno. Quando, di questo periodo, cercava ancora se stesso. A novembre di un anno fa, in molti erano pronti a darlo con la valigia pronta. Con la Primavera realizzò una doppietta (sempre con gol su punizione), tra gli 11 titolari però non c’era mai. Oggi, c’è sempre. Magari, presto, anche con la maglia della Spagna. Nelle scorse settimane era arrivata una preconvocazione, se continua così vederlo tra le fila delle Furie Rosse non sarà più un sogno. Meglio anche di quando incantava con il Deportivo. Nella stagione 2015/2016, la sua migliore, dopo 7 giornate era a quota due assist e due gol.
Per il resto, una domenica da festival del gol, in casa Lazio. 6-1 e Sassuolo schiantato. Con un sorrisone anche per Stefan de Vrij – anche lui, come Luis Alberto, in dubbio nel pregara – e due per Marco Parolo. Che, tolto il gol in Europa al Vitesse, in campionato non trovava gloria da quasi un anno: era il 5 febbraio e contro il Pescara firmò un poker. Poi il solito, letale Ciro Immobile. Giocare sul cognome non fa più ridere, anche se dalle parti di Formello con lui si divertono tutti. Soprattutto i tifosi. “E segna sempre lui”, per riportare alla memoria le giocate di Signori. Europa o Serie A non fa differenza: ogni pallone toccato, è un cioccolatino da gustarsi. Come questa Lazio: bella e vincente. Un capolavoro. Trascinata da un super Luis Alberto in formato ‘artista’.