Testa e gambe sempre in movimento, con la prima che ora ha preso il sopravvento. Sport e idee al comando. In passato Vitali Kutuzov faceva l’attaccante, oggi ha cambiato vita. Businessman, commentatore e portiere di hockey. In una parola: tuttofare. Di cose da raccontare ne ha moltissime: dai tanti grandi allenatori avuti in carriera a quell’anno in stanza con Cristiano Ronaldo. Spazio ai ricordi.
Oggi Vitaly ha lasciato il calcio. Si divide tra l’hockey e il suo nuovo progetto, Sportex. “È una piattaforma fatta per far sentire il tifoso parte del club. Farlo partecipare attivamente. È un modo per collegare il mondo del calcio virtuale con quello giocato”. Innovazione al potere. “Anche per le società può essere importante far avvicinare i tifosi, alla fine sono loro che portano una buona parte degli introiti”. E l’hockey? “Gioco spesso, ora un po’ meno tra Covid e i tanti impegni. A febbraio ho fatto anche il commentatore alle Olimpiadi. Una bella esperienza, nonostante la sveglia molto presto per seguire le partite…”.
Si passa poi al calcio. Altri tempi e altra vita. Il primo flash di Kutozov va subito a Bari: “L’ho seguito, certo. Una piazza del genere merita di tornare in alto. Credo sia assurdo che tante società storiche, come il Parma o il Pisa, siano andate incontro a situazioni simili. A questo punto penso ci sia un problema alla base del sistema”.
Quando parla dei suoi anni a Bari è felice, lo si sente dalla voce. “Sono uno che si è trovato bene ovunque, ma il San Nicola mi è rimasto dentro. Eravamo molto forti e avevamo un valore aggiunto: Antonio Conte”. Un metodo di approccio al lavoro che ti rimane dentro. Non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano. “Mi ha cambiato e probabilmente allungato la carriera. Sono molto legato a lui. È riuscito a tirare fuori risorse dal mio corpo che non pensavo di avere”. Spingersi oltre i propri limiti, come filosofia.
Vitaly è un fiume di racconti e ricordi. Aneddoti, storie e chi più ne ha più ne metta. Il Milan, altri flash sparsi. “Arrivare in rossonero è una cosa che ti cambia il mondo. Per me era tutto diverso, lingua, cultura, cucina. Era il 2001, ero giovane e alla prima volta lontano da casa. Ma mi è servito, è stato molto importante”. Spogliatoio pieno di campioni, da Shevchenko a Inzaghi e Maldini. “Mi creda, spesso, piu sono forti e grandi i giocatori più sono umili. Gliene racconto una. Mi si rompe il computer e ad aggiustarmelo viene Maldini. Lui era il capitano e si era messo a fare il tecnico come fosse un amico di sempre che ti fa un favore”. Istantanee che ti restano. Ieri capitano, oggi dirigente di un Milan primo in classifica: “Lui è uno che nel calcio ne ha viste di tutti i colori. È stato bravissimo nel fare le scelte giuste, soprattutto sui giovani. Se vincerà lo scudetto ci sarà solo da applaudire”.
Quando Kutuzov racconta è come sfogliasse un album di ricordi. Gli anni sono passati, ma le foto sono nitide nella sua mente. Pagina Sporting e CR7, fermo immagine. “Noi eravamo due ragazzini in una squadra di campioni che aveva vinto tutto. Lui ne aveva 17, io 21. L’obiettivo era mettersi in mostra. Lui mi chiedeva del Milan e di come era allenarsi con giocatori di quel calibro. Aveva fame di arrivare, anche se ora è un giocatore diverso: al tempo era più dribblomane, oggi è completo e segna in ogni modo”. Ma anche su Ronaldo gli aneddoti sono parecchi: “Siamo stati in squadra insieme solo un anno, ma stavamo spesso io e lui. In molte occasioni abbiamo anche condiviso la stanza. Mi ricordo quando prese la prima macchina, una Mercedes che non poteva neanche guidare. Ma era incredibile la sua soddisfazione nell’arrivare al campo con un auto comprata da lui”. Sensazioni difficili da spiegare. Questione di frame, ben impressi in testa. Quella di uno che è in continuo movimento e sempre in cerca di nuove idee. Non fermarsi mai, andare sempre oltre i propri limiti. Vitaly l’ha imparato grazie al calcio.