"Un'anima gentile e solare". Per papà Gianluca, Kevin Zeroli è questo. Centrocampista nato nel 2005, è volato in tournée prima negli Stati Uniti con la prima squadra del Milan. Pioli ci crede: all'esordio stagionale gli ha concesso minuti, contro il Lumezzane, e Zeroli ha ripagato con un gol. "L'ho sentito contento e carico, un'occasione del genere non capita tutti i giorni", ci racconta Gianluca. Ora è arrivato l'esordio in Serie A in Milan-Sassuolo.
Milan, chi è Kevin Zeroli
Corsa ed estro, Zeroli è la giusta combinazione per una mezzala moderna. Ha il doppio passaporto, italiano, da parte di padre, e nigeriano, da parte di madre, e da sempre veste l'azzurro nelle nazionali giovanili. Diciott'anni, faccia da bravo ragazzo e treccine "alla Gullit". O "alla Karate Kid" se preferite. E infatti la nostra storia parte proprio da lì: "Avremmo voluto che, da bambino, Kevin imparasse un'arte marziale. Così, lo abbiamo portato alla palestra di karate che c'è vicino casa. Al maestro è subito piaciuto. Però lui era attratto dal calcio".
Il motivo è semplice, come nelle più classiche storie. "Il fratello maggiore, Bryan, giocava nella squadra dell'oratorio, e Kevin voleva fare come lui". Ed ecco il primo incontro con i colori rossoneri: "Un osservatore del Milan ha visto Bryan giocare, gli è piaciuto e lo ha portato a Milano per un provino. Aveva sette anni. Lo hanno preso, si allenava con il Milan al sabato. Quando lo portavamo al Vismara, veniva anche Kevin". Il fratellino restava fuori dal campo, guardava e imitava. "Un giorno lo hanno visto palleggiare e lo hanno fatto provare. Da lì, non è più andato via".
Oggi Kevin ha in mano le chiavi della Primavera rossonera. 13 partite in campionato, 5 in Youth League; sul tabellino, 5 gol e 2 assist. Da sotto età. Il segreto? Vivere il calcio senza pressione: "In campo è molto determinato, mentre fuori è sempre sorridente e solare. Anche da bambino, dopo ogni partita rideva, vinta o persa che fosse. E' un ragazzo positivo". Spensieratezza e talento, il bagaglio che Zeroli porta con sé in prima squadra.
Dietro di lui, una famiglia di lavoratori: "Siamo entrambi operai. Io da trentasei anni mi occupo di incisioni, mentre mia moglie lavora nel magazzino di una compagnia di spedizioni". E per chi se lo stesse chiedendo, il fratello Bryan gioca ancora, e bene: lo scorso anno è stato titolare in Serie D a vent'anni, con il Legnano. Lui è difensore centrale, Kevin un centrocampista completo. E sono da sempre molto legati.
Ora la palla passa a Kevin. Come tredici anni fa, quando è entrato per la prima volta sul campo del Vismara, al provino: "L'emozione è forte. Prima che partisse, gli ho detto: 'Se ti fanno entrare quei cinque, dieci minuti, giocati le tue carte al meglio'. Io sono milanista, mia moglie è juventina. Ma Kevin è cresciuto rossonero: gli auguro di restare in prima squadra e realizzare il suo sogno".