Cuore, testa, gol, emozioni. Quattro parole per un 4-3 spettacolare. E se la seconda giornata di Serie A regala dei posticipi come questi, allora ci sarà da divertirsi sul serio. I temi di Juventus-Napoli sono tantissimi. Quasi impossibile enumerarli tutti: era Sarri contro Ancelotti, entrambi con un passato incrociato alle spalle; era l’esordio di tantissimi; era la prima in casa della nuova Juventus che dopo cinque anni aveva cambiato. Un battesimo di fuoco, dicono in molti. Frase tanto usata quanto giusta.
A distanza di sette giorni da Parma, il test era soprattutto per Sarri e il sarrismo, una filosofia di gioco finita sull’enciclopedia che ha sempre fatto sorridere il suo involontario autore. Chi esce dall’Allianz, da spettatore neutro, ha negli occhi questo: tanto divertimento. Chi tifa Juventus si esalta, chi tifa Napoli si dispera. Chi allena in partite come queste, generalmente, condivide lo stesso pensiero degli sconfitti.
L’ha detto Ancelotti, l’ha ribadito anche Martusciello. Il vice di Sarri si fa direttamente portavoce: “Come la pensa Maurizio? Dice che ora saranno tutti contenti del risultato, ma lui per niente. Sarebbe stato meglio vincere 3-0”. Per la sua difesa di sicuro. Un’ora di sarrismo la Juve l’ha mostrato alla grande. Molto più che a Parma. Ma, come in Emilia, se di giusto dominio si deve parlare, lo si deve fare per 60 sui 90 minuti di gara. Poi, il calo. Quasi brusco: sembra innescare un senso di ansia che non può appartenere a chi aspira di vincere lo Scudetto.
Nel cuore, la Juve si porta dietro il gol da record di Danilo, il capolavoro di Higuain e la prima rete stagionale di Ronaldo, con l’esultanza di Var-SIU che fa capire tutto il suo pensiero sulla rete annullata sette giorni fa. "Una montagna russa" dice El Pipa a fine partita.
Nella testa, la Juve si porta dietro altri tre gol: quelli subiti. Pasticci difensivi, distrazioni di giocatori che non si possono permettere cadute di questo tipo. Martusciello anche in questo caso è stato chiaro: “Chiellini? La sua assenza è un problema grosso, ma De Ligt non lo ha fatto rimpiangere. Viene da un campionato diverso, è un giocatore di grandissimo livello che come tutti dopo 60’ è un po’ calato”. Insomma, la qualità c'è ma non basta sempre: bisogna rivedere qualcosa per lui come per tutti. Lo si farà nei prossimi giorni.
Cuore, testa, gol ed emozioni. Queste sono per una Serie A che sta regalando già tanto. La Juventus è già, almeno in parte, sarrista. A piccoli passi.