Juventus, la Procura indaga sulla cessione di CR7 allo United: nuove perquisizioni
Il club bianconero nel comunicato fa riferimento anche all’aumento di capitale da 400 milioni che però rischia di venir meno
Attraverso un comunicato ufficiale pubblicato sul proprio sito, la Juventus ha confermato che nel mirino della Procura della Repubblica di Torino c’è anche la cessione di Cristiano Ronaldo al Manchester United nell’ambito dell’inchiesta “Prisma”. Sono state infatti effettuate nuove perquisizioni in casa bianconera.
La Procura di Torino indaga sulla cessione di CR7: il comunicato della Juve
“La Società rende noto di aver ricevuto la notifica di un nuovo decreto di perquisizione e sequestro relativo alle indagini in corso da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino nei confronti della Società nonché di alcuni suoi esponenti attuali (Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Stefano Cerrato e Cesare Gabasio) in relazione ai valori economici della cessione del calciatore Dos Santos Aveiro Cristiano Ronaldo”.
“Come già reso noto, la Juventus sta collaborando con gli inquirenti e con la Consob e confida di chiarire ogni aspetto di interesse degli stessi, ritenendo di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità ai principi contabili e in linea con la prassi internazionale della football industry e le condizioni di mercato”.
Aumento di capitale e rischi: il comunicato della Juve
Il club bianconero ha annunciato anche di aver ricevuto dalla Consob il via libera all’aggiunta di un Supplemento informativo al Prospetto sull’aumento di capitale da 400 milioni di euro, che rischia però di non essere sottoscritto interamente a causa dell’inchiesta.
“Qualora nei confronti degli esponenti aziendali dell’Emittente dovessero essere comminate sanzioni e/o condanne i requisiti previsti dalla normativa vigente per il mantenimento delle cariche e/o degli incarichi potrebbero venire meno e la reputazione dell’Emittente ne risentirebbe significativamente – si legge nel comunicato – Dalle suddette evenienze potrebbero derivare impatti negativi, anche significativi, sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’Emittente e del Gruppo”.
“L’Emittente ritiene che il decreto di perquisizione e sequestro e la notizia dell’esistenza di un’indagine da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino non configurino alla Data del Supplemento un mutamento negativo rilevante – precisa la Juventus – Tuttavia, alla Data del Supplemento sussiste il rischio che i Garanti ritengano che i suddetti fatti configurino i presupposti per l’esercizio del diritto di recesso dall’impegno di garanzia in relazione all’Aumento di Capitale. Ove i Garanti recedessero dall’impegno di garanzia, il capitale dell’Emittente risulterebbe aumentato solo dell’importo di Euro 255 milioni rispetto al controvalore massimo dell’Aumento di Capitale deliberato pari a Euro 400 milioni”.
“Ove l’Aumento di Capitale fosse eseguito solo parzialmente – conclude la Juventus – affluirebbero al Gruppo risorse finanziarie in misura limitata. In tali evenienze, in assenza di ulteriori tempestive misure a sostegno del Piano di sviluppo Aggiornato e confermato, la capacità del Gruppo di mantenere il presupposto della continuità aziendale nell’arco di Piano verrebbe meno“.
I legali della Juventus: “Perquisizone non cambia ipotesi di reato”
“Il decreto di perquisizione di ieri non modifica le ipotesi investigative del precedente provvedimento notificato venerdì scorso, ma specifica la presunta esistenza di documentazione della quale, al momento, non risulta il rinvenimento”.
E’ quanto precisato all’ANSA dall’avvocato Maurizio Bellacosa dello studio legale Severino, che difende la Juventus, e dall’avvocato Davide Sangiorgio, che difende gli indagati della società.