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Juventus, Benatia: “In carriera mi hanno chiuso mille porte in faccia: sono entrato dalla finestra”

“Montella mi ha chiamato un po’ di volte, ma poi arrivò la Juve e la scelsi pure per le parole di Allegri. Se mi cercò l’Inter? Anche”

“Dell’Italia mi mancava tutto”. Medhi Benatia ha resistito appena due anni. La nuova chiamata della serie A era ciò che lo stopper marocchino desiderava e questa estate ha avuto l’imbarazzo della scelta, al contrario di quanto accadeva in Francia, a inizio carriera:

“Mi hanno chiuso mille porte in faccia ma sono entrato dalla finestra” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Questa la storia della mia vita. Da piccolo ero un tipo difficile, non mi piaceva studiare, ero felice quando giocavo a calcio coi miei amici e basta. Per questo ho avuto mille problemi: mi hanno espulso da ogni scuola, non ero concentrato. Un giorno la maestra ci chiese cosa avremmo voluto fare da grandi. Io risposi il calciatore. Tutti ribatterono: ‘Ma non è un lavoro!0. Mi piacerebbe incontrarli ora: ho avuto ragione io. Ho sempre avuto difficoltà a fare le cose che avrei voluto, ma non cambierei mai la mia vita con quella di un altro perché sono arrivato dove volevo. In Francia ho girato varie squadre: mi mandavano sempre in prestito. Nessuno mi ha mai fatto fare una presenza in Ligue 1. Una, non 4. Per dire se uno è scarso o no. Non è possibile”.

Carattere difficile, ma nessun colpo di testa: “Sono cresciuto più veloce, a 18 anni ero molto diverso mentre ora sono maturato, ho una moglie e tre figli e con Cecile sto da quando avevo 17 anni: quindi anche lì non ho sbagliato. Come non ho sbagliato a scegliere l’Udinese nel 2010. Arrivo, non mi conosce nessuno e siamo in 80 al primo allenamento. Come ricominciare da zero. Guidolin, che oggi è diventato un amico, mi fa: ‘Ho visto nei tuoi occhi la fame di chi vuole arrivare’. E sceglie me. Un orgoglio, in Francia nessuno lo aveva detto. Se ho optato per la nazionale del Marocco è stato anche per queste difficoltà francesi, ma in fondo è stata una scelta naturale”.

Benatia è stato in Francia, Italia e Germania, per poi tornare nel “Belpaese”: “In Francia è difficile integrarsi calcisticamente, ma oggi è tutto più duro per gli arabi o i musulmani: quando vado in Marocco dico sempre ai giovani che dobbiamo essere un esempio. Se ti comporti in maniera rispettosa la gente ti guarderà in maniera diversa. Diciamo che, a parte il calcio, perché ho potuto vincere, in Germania non è stato facile: per la lingua, la famiglia, una parentesi difficile. Dell’Italia mi mancava tutto: la A, l’ambiente, il modo di vivere compreso la mattina quando inizio con un cappuccino e i giornali. E sono felice. Mi considero più bravo oggi di quando ero alla Roma: al Bayern ho imparato tanto”.

Differenze fra Allegri e Guardiola? “Si assomigliano molto, anzitutto perché guidano due squadre importanti. Vogliono fare gioco, essere aggressivi, avere la palla. Caratterialmente sono diversi: Allegri è più vicino ai giocatori, Guardiola non comunica. Una volta mi spiegò il perché: a Barcellona era rimasto deluso dal rapporto con alcuni giocatori, così mi disse ‘io faccio solo il mio, l’allenatore’. La Juventus in tre parole? Lavorare, vincere, sognare. Sarebbe bello il sesto scudetto di fila, perché nessuno l’ha fatto e sarebbe leggendario; ma con i giocatori arrivati quest’anno, soprattutto Higuain, vogliamo la Champions. È un obiettivo, quindi un sogno”.

Rispetto per la BBC ma Medhi è andato a Torino per giocare: “Intanto dico che Buffon è un esempio per tutti. Poi Barzagli, Bonucci e Chiellini insegnano tanto: quando giocano insieme danno solidità, fuori e dentro il campo. Se io sarò la loro continuazione? Ho un’età in cui non posso veder giocare gli altri, ma ho rispetto massimo per il tecnico. Quando Allegri mi chiamò, mi disse: ‘Voglio 4 difensori di pari livello perché vogliamo vincere tutto’. Eccomi qui”. Benatia ha preferito i bianconeri alle due milanesi: “Montella mi ha chiamato un po’ di volte. Grande persona, ho avuto un super feeling e mi spiace non avergli potuto dare il tempo che voleva: aspettava i cinesi per farmi acquistare, ma poi arrivò la Juve e la scelsi pure per le parole di Allegri. Se mi cercò l’Inter? Anche”.

Milan-Juventus è di nuovo un “big match”: “A inizio stagione mi chiesero chi poteva lottare con la Juve: dissi subito Milan, Roma e Inter. I rossoneri hanno giovani di qualità, la fame di chi vuole dimostrare e un allenatore che dà un’impronta di gioco: tutte cose pericolose. Ah, e Maldini è sempre stato il mio modello. Una volta con l’Udinese facemmo 4­-4 a San Siro, ma lo battemmo anche a Udine o con la Roma. Se rifarò il gesto della mitragliatrice? Intanto devo segnare, ma poi non capisco: come si paragona un’esultanza di gioia a uno che uccide. Pronostico? Zero a due”.