Passato da essere l’ultimo a diventare il primo, il numero uno. La grande stima di Spalletti fu necessaria per farlo conoscere a chi non poteva vederlo in allenamento. Le sue parate successive, questa volta in partite ufficiali, dimostrarono la bontà della scelta del tecnico ora dell’Inter. Il quale riuscì a schierarlo titolare solo nella partita contro la Juventus, prima di essere esonerato dalla Roma nella stagione 2009-2010. A farlo diventare l’idolo dei tifosi della Roma sono stati i due derby giocati in quella stagione. All’andata la sua parata d’istinto su Mauri salvò il risultato prima del gol di Cassetti, al ritorno dopo la doppia sostituzione dei romani Totti e De Rossi che lasciò di stucco l’Olimpico, parò il rigore che diede il via alla rimonta giallorossa.
Poi un’altra sola stagione con la maglia della Roma prima di andare a Lecce per una manciata di apparizioni e tornare in Brasile. Ora Julio Sergio è di nuovo il primo, allena la Linense, squadra dello Stato di San Paolo: “Sono stato fortunato quando ero giocatore ho lavorato con tanti allenatori bravi: Ranieri, Spalletti, qui in Brasile Luxemburgo. Ho deciso di prendere il meglio da ognuno. A me piace giocare con il 4-4-2 perché è più equilibrato e ogni tanto utilizzo il 3-4-3” ha detto l’ex portiere giallorosso ai nostri microfoni.
Sabato sarà però tempo di derby, la partita nella quale diventò il numero uno anche per i tifosi giallorossi: “Vedrò sicuramente la partita e tiferò per la Roma ovviamente”.
Da esperto in materia immancabile un giudizio tra i protagonisti presenti sabato sera tra i pali:" Olsen e Strakosha sono grandi portieri, lo svedese ha grande qualità tecnica. Il primo anno è difficile non è facile arrivare a Roma ed essere subito all’altezza”. Due modi diversi di vestire i guanti, ma per Julio Sergio non ci sono dubbi sulla vera caratteristica che tutti i portieri dovrebbero avere: “Il portiere deve parare, se sei alto come Courtois e sai parare come lui meglio, se invece hai le caratteristiche di Casillas allora devi essere perfetto tra i pali. Oggi si deve giocare tanto con i piedi. Poi è una questione di opportunità. Io non ero alto per questo dovevo essere molto reattivo”.
“In Italia poi è difficile apprendere la tattica per noi stranieri, perché ad un portiere è richiesto di guidare bene la difesa. In confronto al Brasile il portiere italiano ha più possibilità. Allenamenti diversi, non è facile iniziare subito e fare bene, è importante un periodo di adattamento, come fu per Alisson”.
“Fuzato? È diverso da Alisson che già in Brasile aveva fatto vedere cose buone, Fuzato deve fare la sua strada. Ha però l’opportunità di essere in un ambiente di grande competitività, mi auguro che il ragazzo possa avere la stessa possibilità che ho avuto io, esordire e non uscire più. Anche lui avrà le sue opportunità”. Su chi potrebbe essere invece il nuovo Julio Sergio: “Possono esserlo tutti, una persona normale, che con il duro lavoro è riuscita a conquistarsi il posto”.