Josh Cavallo è un po’ il personaggio del momento. La sua voglia e il suo coraggio di rivelare la sua omosessualità al mondo intero hanno concentrato i riflettori su di lui e sul tema legato al coming out, vero e proprio tabù per la società, in generale, e per il calcio, in particolare.
La questione è tornata a galla, attraverso l’intervista che Cavallo ha rilasciato a Marca. Un’intervista che parte dalla propria esperienza e che può diventare spunto per qualunque calciatore si ritrovi nella sua situazione.
“Mi sono tolto un peso”
Il giocatore, in forza all’Adelaide United, ha confessato come questa rivelazione lo abbia liberato da un peso diventato fortemente insostenibile: “I miei compagni mi hanno accolto bene. È fantastico poter tornare in campo senza preoccupazioni e giocare come voglio. È stato il giorno della mia liberazione, adesso mi sento molto più leggero e felice".
Cavallo, inoltre, ricorda come non sia stato semplice arrivare a questa scelta: “L’anno scorso vinsi il trofeo di “giocatore rivelazione” della stagione. Volevo festeggiarlo, ma mi sentivo vuoto, perché non potevo essere me stesso né con la mia famiglia, né con i miei compagni. Ho mentito ogni giorno per sei anni, era diventata un’abitudine; ma, adesso che ho reso pubblica la mia omosessualità, devo imparare a non nascondermi”.
“Voglio essere un modello”
L’australiano generalizza il raggio della propria intervista, sostenendo che la rivelazione della propria omosessualità può essere accettata di buon grado anche se si è giocatori appartenenti a grandi club: “Un giocatore del Barcellona o del Real Madrid può fare come me? Certo. Nella vita, essere gay è ok, perché non può esserlo anche nel calcio?”.
Partendo da questo presupposto, Cavallo ha detto di aver ricevuto anche dei consigli da parte di altri calciatori omosessuali, per i quali è disposto anche a fare da guida: “Sì, ne ho ricevuti tantissimi. Se qualcuno ha bisogno di qualche consiglio, io sono qui. Voglio essere un modello per le persone che soffrono la mia stessa situazione. Non devono fingere di essere ciò che sono".