John Terry si ritira dal calcio giocato, l’ormai ex difensore e bandiera del Chelsea lo ha annunciato attraverso un post sul suo profilo instagram. Dopo aver vinto cinque Premier League, 5 FA Cup, 5 Coppe di Lega, una Champions League e una Europa League - tutti con la maglia dei blues - l’inglese dice basta e saluta, prima di iniziare una nuova avventura. Poco più di un anno fa si era rimesso in gioco firmando con l’Aston Villa, poi sembrava che la sua carriera potesse continuare in Russia allo Spartak Mosca. In estate però l’intesa era sfumata e Terry era così rimasto senza squadra. Si è chiusa così una carriera “incredibile, di 23 anni - come lo stesso difensore ha scritto sui suoi canali social - ho deciso che questo è il momento giusto per ritirarmi”.
Un calciatore straordinario, una bandiera anche per le sue incredibili doti di leader. A Londra sponda blues è una Leggenda, uomo simbolo dell’era più vincente della storia del Chelsea. Mourinho diceva che “alcuni giocatori sono facilmente sostituibili, altri no”. Conte seguì questo pensiero e quando arrivò a Stamford Bridge si mise subito al lavoro per rinnovare il suo contratto. Voleva che il capitano di tante battaglie restasse ancora un anno per aiutarlo nel suo inserimento in un nuovo mondo. Dopo 22 anni l’addio, una stagione dopo il ritiro.
Osservando John Terry i tifosi e gli avversari hanno sempre visto il simbolo di quel club che JT ha amato tantissimo e non ha mai abbandonato. CAPTAIN, LEADER, LEGEND. 713 presenze con la maglia del Chelsea, 578 da capitano, 66 gol e 29 assist; poi 32 presenze e una rete con l’Aston Villa. Lanciato da Gianluca Vialli, titolare fisso con Claudio Ranieri, uomo simbolo con Mourinho. Una carriera di leadership e di rabbia sportiva, di ordine e disciplina. Per anni è stato lui la più grande certezza del Chelsea, capace di dettare i tempi alla squadra, di farsi specchio dell’allenatore in campo; elegante e sicuro in difesa, concreto anche in attacco.
Sempre protagonista, spesso anche fuori dal campo. E’ riuscito a tornare al top dopo anni non semplici durante la gestione Di Matteo-Benitez e ha contribuito in maniera determinante ai successi del Mourinho 2.0 nella stagione 2014/2015. Così ha battuto un record dopo l’altro (come quello che lo vede il difensore più prolifico della storia di tutta la Premier League). Rimpianti? Uno soltanto (forse). Quella Champions League inseguita, sfiorata e poi conquistata, ma non da protagonista; non ha mai davvero cancellato l’immagine della scivolata sul dischetto di Mosca nel 2008, nemmeno quando nel 2012 ha sollevato il trofeo più importante d’Europa. Quella sera a Monaco, infatti, Terry ha visto la gara dalla tribuna a causa di un cartellino rosso preso nella semifinale contro il Barcellona. Destino.
La fine di un’era, è il tempo dei saluti. Come è stato per Gerrard, per Lampard e altri ancora prima di loro il calcio inglese perde un’altra stella che potrebbe ricominciare, proprio come i suoi colleghi, dalla panchina (forse quella dell’Aston Villa). Time to say goodbye, Terry è pronto al cambio di prospettiva.