Giovani, con la tuta ufficiale dell'Italia per la prima volta addosso. Dai capelli lunghi di Sandro Tonali ai 168 cm di Stefano Sensi. Passando per l'accento tedesco di Vincenzo Grifo, cresciuto in Germania ma con la maglia azzurra sulle spalle fin da quando aveva cinque anni. Quella, però, era senza nome. Adesso, invece, avrà il suo. Il premio migliore che possa capitare ad un ragazzo che vive lontano, ma che ha sempre avuto il cuore che batteva per l'Italia.
Nei momenti più belli, come nel 2006. Anche in quelli più brutti, sfociati nel doppio playoff con la Svezia di un anno fa. Dalla festa fino all'alba per le strade di Pforzheim - a qualche chilometro da Stoccarda - agli sfottò dei tedeschi. Dal trionfo a casa loro del 2006 all'addio al Mondiale in Russia: "Ma ho giurato a tutti che l'Italia sarebbe tornata - ha raccontato direttamente dalle mura di Coverciano - E la strada intrapresa è quella giusta".
Di essere stato convocato lo ha saputo da un sms di Evani, suo Ct nell'Under 20: "Guarda, penso che Mancini ti abbia chiamato" Gli scrive. Lui sorride, era da tanto che aspettava questo "sogno" così come lo definisce. Merito dei gol e degli assist con Friburgo prima e Hoffenheim poi. Ora gioca la Champions: "Ma mai dire mai ad un possibile ritorno in Italia..."
Dove, ormai, Tonali lo conoscono tutti. Cinque anni in più rispetto a Vincenzo, è nato nel 2000. Il primo millennial a vestirsi d'azzurro: "Un grande motivo di orgoglio, ma qui mi hanno messo tutti a mio agio. Questo è l'aspetto più importante - racconta - fino a ieri i miei compagni li vedevo solo dalla tv. Sono un esempio per me". Pilastro del Brescia, con Corini che in campionato l'ha schierato 11 volte su 11 dal primo minuto. Convocato dalla B, proprio come successe a suo tempo anche a Verratti: "Inizio di carriera simile al suo? Speriamo anche il post!" Ha scherzato. Lui che viene paragonato a Pirlo per ruolo e tecnica: "Anche se mi rivedo in lui solo per i capelli. Tifo Milan fin da quando ero piccolo, ma il mio idolo è sempre stato Gattuso per la cattiveria che ci metteva". La stessa con cui ha rifiutato le tante offerte di mercato.
Con decisione, proprio come Ringhio contrastava a centrocampo: "Perché a 17 anni era difficile trovare una squadra che mi potesse far giocare con continuità. Al Brescia sono felice. Anche se nel mio futuro voglio vincere". Lo ripete tre volte, quasi ad imporselo. La Nazionale, intanto, il primo grande traguardo.
Come Sensi, arrivato alla nazionale dopo oltre 40 presenze di A con il Sassuolo: "Il mio idolo? Xavi. Uno così non nascerà mai più". Non sarà come lui, ma anche al classe 1995 del Sassuolo piace giocare con i piedi. Importanti, tanto con Di Francesco quanto con De Zerbi. In nazionale trova Berardi, amico oltre che compagno. Potrebbe toccare a lui sostituire Bernardeschi, tornato a Torino per colpa degli adduttori: "Lo può fare, ha tecnica e personalità". Un gol, magari su un suo lancio. Sarebbe la ciliegina su una torta già bellissima da vedere così.