Pensiero stupendo: "E se ci provassi? Perché no?". Il resto è storia: già vista, per certi versi, inedita per altra. Per Federico Dimarco la ricerca dei gol belli non è mai stata un problema: chiedetelo ai portieri rimasti impietriti sui suoi calci piazzati, piacevole consuetudine di chi con il sinistro disegna da tempo parabole imparabili. Chiedetelo ad Handanovic, immobile di fronte ad un capolavoro che ha affondato ciò che per il terzino classe '97 è rimasta, almeno sinora, una porta aperta con un piccolo spiraglio.
Antagonista inatteso. Far male all'Inter, squadra che tifi e in cui sei cresciuto, per poi sfogare tutta la tua gioia con maglia tolta e corsa verso la bandierina, nascondendo un alone di dispiacere: in quella parabola perfetta, partita da un sinistro pazzesco e finita dolcemente all'incrocio, scorre lentamente tutto ciò che Dimarco ha vissuto nella propria (ancor breve) carriera. Prestiti continui, tra Ascoli, Empoli, e Sion, per chi non ha ancora mai avuto una vera e propria chance in nerazzurro, scendendo in campo in una sola occasione nel 2015: lavorare duro, anno dopo anno, per tentare di dimostrare di valere un grande palcoscenico. Obiettivo dichiarato e mai nascosto, emerso ulteriormente dopo una giornata in cui il destino, in più di un frangente, ne ha segnato la strada verso il ruolo di protagonista assoluto.
Un intervento contestato sulla linea di porta per salvare il possibile vantaggio di Perisic: il gol decisivo (alla Roberto Carlos per molti) per un successo a San Siro che al Parma mancava dal 1999, da subentrato nella ripresa a Gobbi. Turning point che ha condotto alla già citata consuetudine: i calci piazzati come specialità, tra punizioni e rigori quasi tutte made in Nazionale, e quel mancino già vincente in settimana, alla "prima" con la maglia dell'Under21 azzurra segnata dal temporaneo 1-0 contro l'Albania. Momento da sogno che porta ad una dedica speciale: il pensiero alla figlia Chloe, destinata a nascere tra un mese, al quale Federico ha già regalato in anticipo due istantanee stupende da godersi negli anni.
La punizione imparabile allo Zambia nel mondiale Under20, i quattro gol nell'europeo Under19 per una cavalcata azzurra fermatasi in finale contro la Francia: qualità tecnico-realizzativa che aveva portato Mancini, negli anni di aggregazione di Dimarco alla prima squadra, a provarlo anche da mezz'ala. La strada di Federico, però, ha portato ad un unico ruolo, dopo aver iniziato da attaccante ai tempi del Calvairate: quello da terzino sinistro, studiando Roberto Carlos prima e Jordi Alba poi, con l'inseparabile "3" sulle spalle. Numero perfetto: un po' come il sinistro di oggi che ha regalato al Parma un'impresa forse impensabile, prima di fare i conti con chi il feeling con il gol non l'ha mai perso. Figlio di un pensiero stupendo trasformatosi, come più volte già accaduto, in meravigliosa realtà.