Per un attimo, è sembrato come se nulla fosse accaduto. Con una lunga vicenda caduta nell’indifferenza o nell’oblio, nella voglia di rivedere un assoluto protagonista delle ultime stagioni nerazzurre, tornare a fare ciò che meglio sa fare: segnare.
Eppure, per Mauro Icardi, l’accoglienza di San Siro va metaforicamente divisa tra i colori della maglia che indossa: una tinta di azzurro e di serenità, nel momento dell’ingresso in campo per il riscaldamento e dell’annuncio delle formazioni da parte dello speaker, sostenendo esercizi di stretching e passaggi con Miranda e Vecino senza essere mai beccato da alcun tifoso, anche quando inquadrato sul maxischermo; una macchia totalmente nera, poco prima del fischio d’inizio, quando la Curva Nord non lo ha risparmiato da pesanti cori rivolti contro l’ormai ex capitano interista.
“Mercenario” prima, “Uomo di m***a” poi: il tutto, poco prima del minuto di silenzio per il 10° anniversario della tragedia che colpì, causa terremoto, L’Aquila. Qualche incoraggiamento dal resto degli spalti (“Dai Mauro”) misto applausi poi, abbinato ad un piccolo striscione al primo anello blu di chi lo vede ancora il punto di riferimento principale dell’Inter (“Bentornato Capitano”), prima di tuffarsi in 90’ importanti per la stagione nerazzurra.
Di diverso avviso, invece, è stata ancora la parte più calda del tifo interista, finita poi per intonare a gran voce (come più volte accaduto nelle scorse settimane) un coro dedicato a Samir Handanovic, nuovo capitano nerazzurro. In un ritorno in campo a San Siro (quasi 3 mesi dopo l'ultima volta) che, per Icardi, ha finito per essere visto in deciso chiaroscuro: tra l’illusione di una tranquillità iniziale e una contestazione finale, lato Curva Nord, momentaneamente destinata a non placarsi ancora.