"Finché reggo, faccio il centravanti. Voglio giocarmi lo scudetto fino all’ultima giornata. E andare al Mondiale in Qatar". Zlatan Ibrahimovic, in un'intervista concessa al Corriere della Sera, non vuole parlare di ritiro e fissa gli obiettivi personali e del suo Milan.
Alla vigilia dell'uscita del suo libro "Andrenalina", lo svedese spiega i motivi che lo hanno spinto a tornare in Italia e a vestire la maglia rossonera per la seconda volta in carriera, svelando anche un retroscena di mercato.
"Ero stanco dell’America, pensavo di smettere - racconta lo svedese. Con il Napoli era fatta, ma poi De Laurentiis cacciò Ancelotti. Allora chiesi a Mino: quale fosse la squadra messa peggio in cui potessi andare e mi disse che il Milan aveva recentemente perso 5-0 con l'Atalanta. Decisi di andare lì".
"Moggi incuteva soggezione, ma non a me"
Ibrahimovic parla poi dei dirigenti che hanno segnato la sua carriera. "Moggi con me è stato il top - dice. Gli scudetti revocati con la Juve? Li abbiamo vinti e nessuno ce li può togliere. Moggi era uno che incuteva soggezione, anche se non a me".
Capello, Allegri a Guardiola: Ibra e i suoi allenatori
Lo svedese parla poi dei rapporti avuti con i suoi allenatori fuori e dentro al campo, a partire da Fabio Capello. "Mi ha insegnato a badare al gol. E mi ha massacrato, di continuo. Un uomo molto duro - spiega - Allegri? E' bravissimo a gestire lo spogliatoio, ma doveva avere più coraggio: andare al Real Madrid, misurarsi con l’estero. Invece ha fatto la scelta comoda".
Con Guardiola invece il feeling non è mai nato. "Non mi ha mai capito - dice. Voleva programmare tutto quello che dovevo fare. Mi veniva un gesto d’istinto, ma poi pensavo a quello che voleva Guardiola, e cambiavo. Guardiola non ama i giocatori di personalità. Ero diventato un problema; e siccome non riusciva a risolverlo, l’ho risolto io andandomene".
L'intervista completa sulle pagine del Corriere della Sera