Por mais futuro. Tre parole che raccontano alla perfezione il lavoro del Braga. La sostenibilità che va di pari passo con la competitività: in che modo? Puntando sulla crescita dei propri giovani. Puntando sul futuro. La filosofia è sempre stata questa, anche se nel 2017 c’è stata una sliding door importante nella storia del club. “Abbiamo costruito il nostro primo centro sportivo delle giovanili. Qui abbiamo tutto ciò che serve per far crescere i talenti. È stato un investimento azzeccato: in sei anni abbiamo fatto esordire in prima squadra trentasei giocatori di cui quattordici sono stati venduti”. Tutti numeri destinati a salire.
Nel mondo del Braga: i segreti del club portoghese
Tanto passa da Hugo Vieira. Ex calciatore con un passato anche in maglia Sampdoria (tra il 1997 e il 2000), una volta messi da parte gli scarpini non ha saputo lasciare del tutto il calcio. Dal 2015 è tornato al Braga e ora è il coordinatore dell’academy.
Ma come lavora il Braga nelle giovanili? “Iniziamo a cercare i ragazzi già dai 6 anni di età, soprattutto nella nostra città. Oggi abbiamo una base molto più solida di quella che avevamo prima del 2017. Dai 13-14 anni di età poi cerchiamo calciatori in zone più lontane” racconta Hugo ai microfoni di gianlucadimarzio.com. “C’è un legame fortissimo con tutto il Portogallo, dal nord al sud. Poi abbiamo una connessione storica col Brasile e col Senegal”.
Talento, disciplina ma anche identità e uniformità. In che senso? “Quando abbiamo iniziato questo progetto abbiamo deciso di seguire lo stesso sistema tattico in tutte le squadre, giocando sempre col 4-3-3. Negli anni poi abbiamo deciso di cambiare questa filosofia: per un giovane è importante capire i vari sistemi di gioco”.
Oltre a tutte le squadre giovanili, il Braga ha anche una formazione B che milita nella terza divisione portoghese. Per intenderci, come il modello di Juventus e Atalanta in Italia. “Non è detto che un calciatore debba fare tutta la scalata prima di poter essere venduto: per esempio abbiamo venduto un ragazzo senegalese che non ha mai giocato in prima squadra. Puntavamo su di lui, ma era una cessione conveniente”.
Quando arriva il momento di vendere, il Braga sa come fare. È l’ultimo step del processo, quello più “doloroso” ma anche più importante. Tra le tante cessioni fatte negli ultimi anni, spicca quella di Vitinha: attaccante portoghese classe 2000 che a gennaio è passato al Marsiglia per 32 milioni di euro. “È stata la cessione più grande della storia del club. Lo abbiamo preso dalla divisione più bassa degli Under 17. Era come un cavallo pazzo, lo abbiamo fatto crescere e migliorare. Ha un’umiltà fantastica, arriverà ancora più lontano”.
Hugo ha visto tanti talenti passare da quelle parti: qualche altro nome? Trincao e Pedro Neto: “Pedro è un ragazzo estroverso, amava scherzare e giocare con gli altri. Francisco invece era più nel suo mondo, ma aveva una personalità pazzesca: quando le cose andavano male non si nascondeva mai”.
Ma se deve pensare alla migliore promessa delle giovanili del Braga, Vieira non ha dubbi: “Il talento che mi ha colpito di più è Bruno Xadas che adesso gioca nel Maritimo, in Serie B portoghese. Lo vedevo come un fenomeno, era uno dei migliori giovani a livello nazionale. Stava per passare al Monaco ma poi gli è stato trovato un problema fisico ed è rimasto qui. Dopo quel fatto non ha avuto la forza mentale per ripartire, ma ha ancora tempo”.
E poi arriviamo all’ultimo nome che Hugo tira fuori: Alvaro Djaló. Un altro giocatore offensivo, classe 1999 che è ancora in maglia Braga. “È uno dei giocatori più importanti per noi. È sempre stato diverso dagli altri, anche se in tre occasioni abbiamo rischiato di mandarlo via… Aveva molta difficoltà a equilibrarsi come persona e calciatore, ma ora è qui e sta facendo benissimo”.
Ma non è finita qui. Perché il Braga non sforna solo talenti in campo, ma anche tanti allenatori. “Nel nostro settore giovanile hanno iniziato Abel Ferreira che ora è al Palmeiras, Ruben Amorim che allena lo Sporting e Artur Jorge che è sulla panchina della nostra prima squadra. Siamo una fabbrica di professionisti”. Hugo ha usato la parola giusta: il Braga è come una fabbrica. Una di quelle che fanno invidia a mezza Europa.