Sono passate solo due settimane, sembra una vita. Il Torino riprende ad allenarsi: non sembra cambiato niente, è cambiato tutto. Perché la rosa, Rodriguez e qualche (non tutti) prestito rientrato, è la stessa. Ma la testa è diversa: c’è Giampaolo. C’è voglia di guardare avanti dopo una stagione troppo brutta per essere vera. “Lo so, ci sarà da lottare”, dice subito il nuovo allenatore. Che chiede tempo per poter mostrare quello di cui è capace. “Chi me l’ha concesso, è rimasto soddisfatto”.
Nemmeno lui vuole parlare troppo dell’anno appena passato, della delusione milanista e di tante, troppe cose che non hanno funzionato. Torino e Giampaolo si abbracciano e decidono di partire insieme: la squadra è un cantiere aperto, molte cose cambieranno in un mese e mezzo. Ma intanto si comincia e nel silenzio del Filadelfia si sentono le sue urla e quelle dei collaboratori. E si capisce subito come vorrà lavorare.
Palla, palla, palla
La prima cosa che si nota, salendo sugli spalti, è una metà del campo apparecchiata con sagome, conetti, ostacoli, aste. E subito si capisce: “Si userà tanto pallone”. Nemmeno a dirlo che Giampaolo, dopo aver parlato a lungo con i giocatori negli spogliatoi, fa lavorare su scambi, movimenti. E intanto dialoga con tutti: “Veloce il movimento!” grida, “Accarezza la palla!”, “Ora accelera!”. Ce n’è per tutti: da Belotti a Sirigu, che con gli altri portieri lavora all’interno del gruppo, senza nessuna distinzione.
Portiere-giocatore e difesa a quattro
Niente lavoro a parte: il portiere deve essere quasi come un giocatore. Saper usare – con intelligenza – i piedi: sarà fondamentale. Poi, qualcosa cambia: in un campo ridotto, si gioca una piccola partitella senza porte. E subito si nota un altro segno distintivo di ciò che sarà: la difesa a quattro. Un must, con i movimenti ad allargare verso gli esterni o a cercare il centrale di centrocampo.
Un’ora e mezzo di allenamento per cominciare a conoscersi, prima di andare in ritiro. Si comincia oggi, mercoledì, e si continuerà a Torino: niente Biella, come previsto all’origine. “Voglio che vi divertiate, anche durante la settimana”, dice al gruppo. E nella parte finale, infatti, si deve correre palla al piede: “Ma non è questo un allenamento da fare con intensità: qui si lavora sulla tecnica”, ordinano i collaboratori. Una scelta specifica: pallone e divertimento, per ritrovare il sorriso dopo tante difficoltà.
Dettaglio: a fine seduta, si vede qualcuno sistemare con i piedi qualche zolla sul terreno. È proprio lui, Giampaolo: sembra la metafora di qualcuno arrivato per ricostruire un percorso verso l’Europa. Ci sarà da lavorare.