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German Cano, il goleador del Fluminense che vendeva scarpe

La storia dell’attaccante argentino del Fluminense, German Cano

Ogni volta che segna mima la lettera L con le dita. È l’iniziale di suo figlio Lorenzo, e a questa esultanza che è diventata consuetudine si sono abituati i tifosi del Fluminense. Meno quelli avversari. Il suo nome è German Cano, ovvero il terzo giocatore che ha segnato più gol dal 2022 a oggi: 72 gol con la maglia del Tricolor Carioca, meglio di lui solo Mbappé (79) e Haaland (76). 

 

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Con la maglia del Flu, il 35enne argentino è stato nel 2022 il capocannoniere del Brasileirao (secondo straniero nella storia a riuscirci dopo Pedro Rocha nel 1971) e il capocannoniere della Copa do Brasil. Inoltre, è stato il capocannoniere dei club brasiliani nella stagione con 44 gol (record del 21esimo secolo in Brasile). Quest’anno ha vinto il titolo di capocannoniere del Torneo Carioca con 16 reti e ha segnato 12 gol sin qui in Copa Libertadores, 3 dei quali sono arrivati nella storica vittoria per 5-1 contro il River Plate: mai i Millonarios avevano subito 5 gol nel massimo torneo continentale. 

 

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La sua infanzia si è suddivisa tra Lomas de Zamora, Posadas ed Ezeiza. Da bambino aiutava suo padre a fabbricare e vendere le scarpe, poi a 8 anni è entrato nel settore giovanile del Lanús dopo aver segnato 4 gol in una partita quando indossava la maglia del club Barrio del Plata. A giocare nel Granate ci andò con il fratello Julian e anche con sua mamma Marina Recalde, ma lei per aiutare nelle pulizie e servire il caffè con il latte ai suoi figli e a centinaia di ragazzi del settore giovanile.

 

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Il golf, la passione per il vino e il sogno albiceleste

Dopo aver segnato appena 3 gol nel calcio argentino e aver vestito le maglie di Colon e Chacarita, Cano nel 2011 decise di lasciare il Paese per non tornarci più. Ma senza dimenticare le proprie radici: in carriera ha sempre vestito la maglia 14, numero che corrisponde a quella della tifoseria del Lanús. Da svincolato ha firmato con i colombiani del Deportivo Pereira, club che militava in seconda divisione, poi i paraguaiani del Nacional, il ritorno in Colombia all’Independiente Medellin dove è diventato un idolo e si è appassionato al golf, le esperienze in Messico con Pachuca e Leon dove invece ha sviluppato una grande passione per i vini insieme ai connazionali ex Serie A come Guillermo Burdisso, Diego Novaretti, Mauro Boselli e Maxi Moralez. “Ci riunivamo a cena e degustavamo 3 o 4 vini. Ero già arrivato lì con quell’interesse, mi piaceva leggere e studiare cosa c’era dietro il mondo del vino. Abbiamo anche assunto un sommelier per fare un paio di corsi. Penso di farci qualcosa quando mi ritirerò”, ha detto l’attaccante che dal 2020 si è trasferito in Brasile, prima al Vasco da Gama e poi al Flu. 

 

 

 

 

 

 

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Argentino di nascita, la Colombia ha provato a naturalizzarlo, ma il suo sogno a 35 anni è vestire la maglia albiceleste della Seleccion che è andato a vedere da tifoso in Qatar lo scorso dicembre. “Non ho dubbi che meriti una possibilità, conosco il calcio. Il ct dell’Argentina, nonostante mi conosca perché giocavamo insieme, non mi ha ascoltato in passato. Spero che ora possa farlo”, così Felipe Melo, dopo la vittoria contro il River. Scaloni gli darà retta? Cano ci spera e non vuole fermarsi. Boca avvisato.