Per quindici anni la storia del Villarreal è stata incorniciata da un rigore sbagliato: il ricordo internazionale del Submarino Amarillo nell'immaginario comune dal 2006 in poi è stato quello della parata di Lehmann su Riquelme, che ha circoscritto questa piccola realtà al ruolo dell’outsider punita dal destino nel modo più crudele. Tre lustri dopo questo fotogramma si è finalmente sgretolato, con un contrappasso rovesciato in senso sportivo in cui sono stati proprio i calci di rigore a dare la gloria eterna al Villarreal.
Tantissimi i protagonisti, a partire da Gerónimo Rulli, che con la combo rigore segnato-rigore parato nel testa a testa con De Gea ha definitivamente seppellito l’immagine dell’errore di Riquelme. Ma per quanto siano stati eroici quei secondi in cui il portiere argentino ha cambiato la storia tra il dischetto e la riga di porta, quella vinta a Danzica non può che essere l’Europa League di Gerard Moreno.
In una squadra che ha tanti leader, da Albiol e Pau Torres dietro a Dani Parejo a centrocampo, la punta di diamante è sicuramente l’attaccante catalano, che a 29 anni ha trovato finalmente la sua consacrazione. La stagione è stata stupenda: ha vinto per la seconda volta consecutiva il Premio Zarra, ossia il titolo di miglior marcatore spagnolo della Liga, dove solamente i 30 gol di Messi sono riusciti a battere i suoi 23, record condiviso con Karim Benzema. E in Europa League non poteva mancare il suo segno: 7 gol per vincere il titolo di capocannoniere assieme al romanista Borja Mayoral e a Pizzi del Benfica, ma tutti segnati nella fase a eliminazione diretta, quando contava di più.
Due gol al Salisburgo, altrettanti alla Dynamo Kiev e alla Dinamo Zagabria, nessuno all’Arsenal, dove si è risparmiato per segnare quello più importante della sua carriera nella finale di Danzica. Non poteva che essere lui a mettere in porta il pallone contro il Manchester United, con un tiro in controbalzo di destro sulla palla geniale di Parejo.
Gol di destro, nonostante sia un mancino, con cui ha tirato invece il primo rigore della serie: ennesimo segnale della sua adattabilità a qualsiasi ruolo. Cuce il gioco tra i reparti, lavora per la squadra, pressa la difesa, ma non perde mai la lucidità. Un po’ centravanti, un po’ esterno, un po’ seconda punta: Emery ha abbandonato il suo tridente per schierarlo in un 4-4-2 in cui si esaltassero le sue qualità, e ha avuto ragione ancora una volta.
Uomo di parola Gerard Moreno: in settimana, ospite di un programma tv, aveva promesso che in caso di gol avrebbe fatto un’esultanza a tema vaccini per sensibilizzare la campagna nazionale e così è stato. In ogni situazione del genere dimostra come sia capace di riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati: da piccolo aveva come grande idolo Raúl Tamudo, bandiera dell’Espanyol famoso per aver fatto perdere al Barcellona il titolo del 2007: lo osservava dagli spalti, sognava un suo autografo e alla fine ci si è ritrovato in squadra insieme.
Un percorso lungo, cominciato quando proprio l’Espanyol si era innamorato di un bambino notato per le sue sopracciglia folte e per la capacità naturale di trovare la porta. Un lungo va e vieni nelle giovanili che lo ha portato prima a Badalona, poi a vestire per la prima volta la maglia del Villarreal, incapace alla prima occasione di capirne il talento. Dovette andare in prestito al Mallorca prima ed essere acquistato di nuovo dall’Espanyol poi per essere compreso veramente: primi squilli da grande attaccante nel calcio che conta tra Liga ed Europa per far capire al Villarreal che si era sbagliato a lasciarlo partire.
Venti milioni per chiedere di fatto scusa e dargli una nuova opportunità: oggi Gerard Moreno è il migliore attaccante spagnolo, è Campione dell’Europa League e sogna un Europeo da protagonista in estate dopo essere diventato il titolare di Luis Enrique. La gloria eterna però l’ha già raggiunta a Danzica, nella notte che ha cambiato per sempre la storia del Villarreal e che ha seppellito il rigore di Riquelme.