Se la partita di questa mattina fosse il remake di un film, sicuramente sarebbe “una poltrona per due”. Con una leggera modifica però: “un pallone per due”. Protagonisti: Thomas Schirò e Flavio Bianchi. Tre gol a testa, anche se alla fine a ridere è soltanto uno. E, come nel film con Eddie Murphy e Dan Aykroyd, i ruoli si ribaltano in corso d’opera. Avanti l’Inter 1-3 fino a metà secondo tempo, il Genoa rovescia tutto fino al 4-3 finale. Il povero che si trasforma in ricco e viceversa.
Schirò, capitano dell’U19 nerazzurra, che avrebbe portato l’Inter alla quinta vittoria in altrettante gare. E invece cade, per la prima volta, sotto i colpi di Bianchi e del suo Genoa, che vola al secondo posto solitario in classifica, proprio scavalcando i nerazzurri. Tutto e il contrario di tutto, in 90 minuti. L’unica cosa che rimane inalterata è il talento di questi due possibili protagonisti del nostro calcio negli anni a venire. Anche oggi, una volta di più, Bianchi e Schirò hanno fatto capire che il futuro è tutto dalla loro parte.
Nei movimenti ricorsa un po' Pogba e un po’ Busquets, i suoi due idoli. Thomas Schirò è questo, tecnica e fisicità al servizio del centrocampo. Ma anche tante giocate, assist e gol, sempre con il suo piede mancino. Un po’ di Novara e un po’ di Guadalupe, nato da papà italiano e mamma francese di origine caraibica. In una famiglia che dello sport ne ha fatto uno stile di vita. La sorella Charlotte, più grande di lui di tre anni gli trasmette la passione per il pallone. Thomas si appassionerà di quello da calcio, lei virerà su quello da pallavolo. Con ottimi risultati, segno che lo sport è nel DNA della famiglia Schirò. Una carriera da vivere tutta a ritmo di trap, il suo genere musicale preferito. E la maglia azzurra nel futuro: “Non potevo scegliere un'altra nazionale, sono nato il 25 aprile…”.
Anche Flavio Bianchi non è certo una novità del campionato primavera. Già Golden Boy del Torneo di Viareggio, perso in finale dal Genoa, lo scorso anno. Con i tre di oggi, raggiunge quota 6 gol nelle prime 5 partite. Capitano e trascinatore dei suoi, come Schirò. Ennesimo frutto di uno dei settori giovanili migliori d’Italia. Da ragazzino gioca insieme a Pellegri e Salcedo, solo per citare gli ultimi due. Dieci anni in rossoblù, la grande concorrenza lo manda un anno in prestito al Torino, ma ormai il Genoa fa parte di lui. Segna e bacia lo stemma, una meravigliosa abitudine che i tifosi sognano già di vedere a Marassi, sotto la Gradinata Nord.
A cura di Alessandro Gardella