E' tornato a casa tredici anni dopo averla lasciata. Marcello Gazzola è nato a Borgotaro, ad un'ora di macchina dal Tardini. Qui faceva il raccattapalle ai tempi delle magiche notti di Coppa Uefa, qui ha fatto il suo esordio in Serie A. Era il 26 agosto nel 2007, lui vestiva la maglia del Catania e in tribuna c'erano la famiglia e gli amici di una vita. Qui è tornato nel gennaio del 2018, rivelandosi fondamentale nella cavalcata promozione.
Ne è passato di tempo. Oggi le presenze in A sono 96. Gol? Uno solo, recentissimo. L'ha segnato proprio nel suo stadio, nell'ultima giornata contro la Sampdoria. Gervinho che va via sulla sinistra e che gli serve un pallone da spingere dentro ad un passo dalla linea. Esultanza di quelle toste, perché a 34 anni è ancora possibile emozionarsi. Perché tutti i sacrifici e gli scatti di una vita sono stati ripagati. Perché davanti alla televisione c'era un tifoso speciale da far gridare di gioia.
Si tratta di Mirko, un bambino di 10 anni. E' nato a Borgotaro, proprio come lui. Tifosissimo del Parma, sempre allo stadio insieme a papà. Finchè la salute glielo ha permesso. Già, perché oggi Mirko gioca la partita più difficile da vincere. Quella con la leucemia, che purtroppo colpisce senza guardare la carta d'idendità. Non si perde una partita dei suoi eroi neanche dall'ospedale. Lì Gazzola lo va a trovare tutte le settimane. Con lui anche Inglese e altri compagni. Non lo lasciano mai solo.
Mirko ha finito la chemio. Ha dovuto fare le valigie, destinazione Monza. Lì lo aspetta il trapianto: "Se faccio gol te lo dedico". Gli promette Marcello prima della partita contro la Sampdoria. Non ne ha mai fatti in A, ma dopo 2' è sulla linea della porta difesa da Audero. Come un attaccante qualsiasi, lui che di mestiere fa il difensore. Ma le promesse vanno matenute, funziona così.
Mirko sarà partito con un po' più di allegria nel cuore, perché il calcio regala emozioni uniche. Lo sa benissimo Gazzola. Lui che si emozionava studiando Cannavaro. Che sognava quando nella Primavera del Parma scambiava la palla con Cigarini, Giuseppe Rossi e Rosina. Lui che, a 34 anni, è tornato ad esultare come quando ne aveva 18 e giocava esterno di attacco. Grazie a Mirko, il suo bambino. Il suo guerriero.