Nicolò Zaniolo ha rilasciato una lunga intervista alle pagine della Gazzetta dello Sport. Il calciatore del Galatasaray ha parlato della Nazionale, della Roma e del futuro. Di seguito alcune delle sue dichiarazioni.
"Nazionale? Voglio esserci alle Final four"
Il classe 1999 è appena arrivato in Turchia ma un ritorno in Italia non è da escludere: "Il futuro non lo conosce nessuno. È ovvio che non posso garantire che resterò in Turchia cinque anni, ma finché sarò qui darò sempre il massimo. Perplessità nel venire qui? No, avevo bisogno di rimettermi in gioco. Così ho parlato con Sergio Oliveira, che era con me alla Roma, e mi ha detto che l’ambiente è bello e il campionato competitivo. Poi ho chiamato il c.t. Mancini e anche lui mi ha consigliato di andare, dicendo che sarei stato bene. E aveva ragione".
Parlando di Nazionale, l'obiettivo è quello di tornare presto nel giro dei convocati: "Sono stato fermo per tre mesi e ho bisogno di lavorare. Ho parlato con Salsano, il vice del c.t., che mi ha detto di stare tranquillo, che sono seguito e quando starò bene le cose verranno automaticamente. Io alle finali di Nations League vorrei esserci. Alla Nazionale tengo tanto, non c’è niente di più bello che rappresentare l’Italia".
"Sull'addio alla Roma..."
Zaniolo, infine, è tornato sull'addio ai giallorossi: "Potrei parlare ore di promesse non mantenute. Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza. Per due anni mi è stato detto che il nuovo contratto era pronto. I tifosi mi hanno etichettato come traditore? In realtà non c’erano solo Bournemouth e Galatasaray, ma per non avere accettato gli inglesi sono stato messo fuori e i tifosi se la sono presa con me. È una cosa che mi è dispiaciuta tantissimo. Roma mi ha dato tutto, grazie alla Roma ho vinto e ho esordito in Nazionale, mio figlio è nato lì. Essere definito in quel modo è stata una brutta batosta. Sono rimasto deluso da quasi tutti i miei ex compagni. Non faccio nomi, ma dicevano che eravamo come fratelli e poi non mi hanno neppure salutato".
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