Lukaku decisivo. No Romelu, ma Jordan. “Il fratello sbagliato”. Lo avevano soprannominato così ad Auronzo nel 2016. Trattativa lampo, veniva dall’Ostenda dove lo schema era chiaro: palla a lui e pedalare. Poi gioca 20 volte e fa ricredere tutti. Qualche mese dopo anche l’assist per Murgia, che regala a Lotito la Supercoppa.
Dall’Olimpico al Franchi, dalla Juventus alla Fiorentina. Nel mezzo ne sono successe di cose, ma l’assist è rimasto. Questa volta l’ha raccolto Immobile, che ha raggiunto Chinaglia nella classifica marcatori biancoceleste di tutti i tempi.
Gli pagherà una cena, così come Inzaghi, che non vinceva lontano da Roma dalla prima giornata. Poteva pagargliela anche Caicedo, perché il rigore che ha sbagliato lo aveva conquistato proprio Lukaku. Non aveva giocato nemmeno un minuto in stagione prima di Firenze. In realtà non si vedeva dal 20 gennaio. Lui che un tempo era il primo cambio del suo allenatore, prima di arrendersi al dolore alle ginocchia.
231 i minuti giocati in tutta la scorsa stagione, 107 nel 2019: “Started from the bottom now we here”, ripete spesso il fratello Jordan: “Partiti dal basso, adesso siamo qua”. I fratelli Lukaku hanno vinto battaglie anche più dure nella loro vita. Saltare un Mondiale fa male, ma non come vedere il frigorifero vuoto. Jordan in Russia, nel 2018, non è andato. Chissà che l’assist per Ciro non sia il primo mattone per un sogno con vista nel 2022.
Sarebbe anche la vittoria di Simone Inzaghi. I due hanno sempre avuto un legame particolare: “Non lavoro per essere amico dell’allenatore”, ha sempre detto il belga. Rapporto di lavoro, niente di più. Bene andare d’accordo, non importa andare oltre. Ma in questi mesi di sofferenza, forse, si è andati oltre eccome.
Inzaghi lo ha escluso dalla lista per l’Europa League. Non poteva fare diversamente, non aveva partecipato al ritiro. Era preoccupato per lui, perché è stato calciatore e sa quanto sia difficile recuperare da una doppia operazione alle ginocchia. Da lì è partita la maratona del belga. Prima il lavoro differenziato, poi i primi 10 ‘ in gruppo. Che diventano 20, 30, 40 e così via nel corso delle settimane.
Lo voleva far entrare già contro l’Atalanta, ma la partita si è messa in un certo modo. Adesso lo dovrà gestire, perché Lukaku non si vuole fermare. La sua rincorsa parte dal Franchi, dal 61’ minuto di una domenica di ottobre e da un assist decisivo. Pronto a tornare il primo cambio. Forse anche qualcosa di più.