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Data: 06/02/2017 -

​Fidelis Andria, Aya da uomo-mercato a uomo-derby: “Mi ispiro a Burdisso, Cosco un maestro”

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Ore 22.40 di martedì 31 gennaio 2017. 20 minuti al termine della sessione invernale di calciomercato. Il telefono di Ramzi Aya, roccioso centrale difensivo e capitano della Fidelis Andria, squilla. Dall’altro capo c’è Piero Doronzo, ds biancoazzurro: “Ti vuole il Bari”. La serie B, (forse) il sogno di una vita. In una piazza ambiziosa, che per tanti vale la categoria ancora superiore: 20 minuti lunghissimi, prima del “gong” e della decisione. Rimanere ad Andria, rinviando il salto di categoria di sei mesi. Ore 22.25 di sabato 4 febbraio. Stadio “Degli Ulivi”. Si gioca Fidelis Andria-Taranto, 24esima giornata di Lega Pro, girone C. Al 90’ il punteggio del derby è inchiodato sull’1-1: sugli sviluppi di un calcio d'angolo battuto da Mancino all'89' e respinto dalla difesa ospite, Tito calcia e Maurantonio non trattiene. Sulla ribattuta ci arriva Aya: tap-in vincente e ritorno alla vittoria dopo sei turni di astinenza.

“Finalmente siamo tornati a vincere dopo una serie di buoni pareggi-sorride il 27enne Aya, intervistato ai microfoni di gianlucadimarzio.com- era da un po’ che cercavo il secondo gol in campionato, l’altro l’avevo segnato tre mesi fa contro il Matera. Contro Lecce e Foggia avevo preso il palo, sabato ho trovato l’angolino giusto”. Una rete che sa di salvezza, con il Taranto-ai confini della zona playout-a + 13 e il settimo posto in tasca: “Ogni squadra ha il suo obiettivo-ammette da capitano- e il nostro è la salvezza: dobbiamo però essere realisti e non avere paura. Ora abbiamo un ampio vantaggio sulla quintultima posizione e possiamo pensare a giocarci i playoff”. Il pensiero, però, non può non correre ai corteggiamenti milanesi di gennaio, con Bari e Cittadella a chiedere informazioni sul suo conto: “Quella del Bari è stata una chiamata che mi ha inorgoglito tanto e mi ha fatto capire che qualcuno ha apprezzato il mio modo di lavorare: non c’erano però i tempi per realizzare il trasferimento e mi sono concentrato solo sulla Fidelis Andria. Il mercato ora è chiuso, inutile parlarne: ora penso solo a seminare bene e a giugno se ne parlerà”.

Le muraglie sono di casa in terra di Federico di Svevia. Con 19 reti al passivo, la Fidelis ha la seconda miglior difesa del girone dietro il Catania, a 18: “Ma non basta-alza il tiro Ramzi- vogliamo essere la difesa meno battuta del torneo, come è successo lo scorso anno”. Accanto a lui c’è anche un compagno con trascorsi in Champions League come Rada: “Ionut è un calciatore importante, ha esperienza internazionale e giocare con lui per me è d’aiuto. Stanno crescendo anche Colella e Curcio, senza dimenticare gli altri compagni di reparto come Tartaglia, Tito e Annoni. Di record in record: oltre i due centri a stagione Aya non è mai andato. “L’anno buono? Lo spero, io ci provo sempre. Ora ci sono altri tre mesi per migliorare”. Di lui i compagni raccontano che la sua risata roboante “si sente fino a Napoli”: energico e solare fuori dal campo, concentrato nella guida difensiva. Carattere diverso da mister Favarin, ma intesa assicurata: “Abbiamo un rapporto normale tra allenatore e giocatore. Lui è spesso silenzioso con noi, ma ci fa dare comunque il massimo e ci tiene tutti sulla corda”. E i risultati si vedono.

Italo-tunisino sulla carta d’identità ma romano doc nei modi e nel cuore (“Tifo Roma”), Ramzi si ispira a Nicolas Burdisso: “L’ho apprezzato molto a Roma per i suoi tempi di intervento e la determinazione che ci ha sempre messo in campo. Bada molto al sodo e cerco di studiarlo”. Burdisso la stella polare in campo, con un riferimento come Vincenzo Cosco, suo allenatore nella Torres strappato alla vita da un male incurabile nel maggio 2015, stampato sulla divisa: “L’ho apprezzato come allenatore, ma soprattutto a livello umano. Mi porto dentro il suo ricordo. Per me e i miei compagni a Sassari, sapere della sua malattia è stata una botta tremenda: quando gioco ho voglia di indossare la sua maglia con la frase che lo caratterizzava: chi combatte non perde mai”. Una filosofia che Aya ha sposato in pieno: “Chi ci mette tutto in campo ha sempre la coscienza pulita. Poi si fa i conti con i propri limiti. Io do sempre il 100%, poi quello che viene è tutto guadagnato…”. E chissà se il 2017 sarà l’anno del salto. “Preferisco non esporre i miei obiettivi- ride- io lavoro nel miglior modo possibile e poi a giugno vedremo cosa ci sarà da raccogliere…”.


Tags: Lega Pro



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