“Si abitui alle critiche, gioca nel Chelsea”. Zola sprona, Morata reagisce. Come? Con una doppietta in FA Cup. E pazienza se sbaglia un altro gol sotto porta, perché ne bastano due al Chelsea per fare fuori il Nottingham nei trentaduesimi d finale. Funziona alla grande quell’asse con Hudson Odoi. La trama è sempre quella: cross dell'inglese e gol di Alvaro. Una volta di piede, l'altra di testa. Movimenti giusti per smarcarsi e tac, palla in porta. In dieci minuti risponde alle critiche e ritrova il gol (i gol) che mancava da più di un mese. Trentasette giorni senza segnare. Tanti, troppi per un attaccante come lui.
Con questa doppietta ha dato un calcio alla depressione che ha rischiato di farlo entrare in un tunnel dal quale non avrebbe visto più la luce: “Avevo bisogno di aiuto” ha raccontato in una vecchia intervista. Uno psicologo è stato il salvatore che gli ha fatto ritrovare il sorriso dopo mesi difficili: il quasi addio al Chelsea, la ricerca di una squadra dove non c’erano pressioni. Toccare il fondo per poi risalire. E ricominciare a fare gol, con la facilità di sempre. Eccolo il nuovo Morata, quello che vuole convincere Sarri a giocare con un attaccante “vero” e non più con Hazard falso nueve, quell’Alvaro che: “Devo segnare, sono i gol a rendermi felice in campo”. Morata è rinato. C’è. E fuori dal campo la sua forza si chiama Alice, da quest’estate mamma dei gemelli Alessandro e Leonardo. L'ha applaudito anche lei allo Stamford Bridge dopo la doppietta. Esultanza con dedica? No, stavolta no. Perché Morata ha fatto due gol ma non ha esultato né prima né dopo. Arriveranno anche quelle, per ora ha ricominciato a segnare e oggi la depressione non sa nemmeno dove sia di casa. Adesso vuole conquistarsi la maglia da titolare. Quella luce oggi brilla più forte che mai. E… Blue is the color.
Francesco Guerrieri