Eriksson torna all’Olimpico: “La mia Lazio? Era un piacere allenarla”
In una lunga intervista a “La Repubblica” Sven Goran Eriksson ha raccontato alcuni retroscena dello scudetto conquistato con la Lazio
“Ma sono io che devo ringraziare. Queste giornate mi danno onore, energia e vita“: sono queste le parole di Sven Goran Eriksson nella lunga intervista rilasciata a “La Repubblica” a proposito del tributo che riceverà in Lazio-Sassuolo. L’allenatore svedese, infatti, stasera, 26 maggio, sarà presente all’Olimpico e nel pre-partita riceverà tutto l’amore dei suoi ex tifosi.
Le parole di Eriksson a La Repubblica
Eriksson ha aperto l’intervista commentando l’accoglienza che riceverà stasera e il coro che i tifosi della Lazio gli hanno dedicato (Sven Goran Eriksson la la la la): “Veramente il mio nome si pronuncia “Ioran”. Ma va bene lo stesso: anche io a volte sbaglio i termini in spagnolo e in portoghese e li infilo nei discorsi in italiano. Conosco cinque lingue, ma con il cinese c’è stata qualche difficoltà: ho imparato solo alcune parola“.
Lo svedese era già stato invitato dalla Lazio un anno fa per il derby contro la Roma. La società, però, dopo l’annuncio della malattia, ci ha tenuto a invitarlo nuovamente per dargli l’ennesimo tributo: “La società mi aveva già invitato un anno fa per il derby di Roma. Mi ha chiamato di nuovo perché, mi hanno spiegato, allora il saluto era stato improvvisato“.
Eriksson ha commentato anche il recente addio al calcio di Claudio Ranieri: “Un professionista preparato, ma soprattutto un grande uomo. Ci siamo sfidati ma non proprio ad armi pari: spesso io avevo i giocatori più forti“.
L’ex allenatore biancoceleste ha parlato anche dei tanti campioni allenati nella sua Lazio e della recente ammissione dell’allora presidente, Sergio Cragnotti, di non aver ascoltato i suoi consigli dopo lo scudetto: “Una squadra piena di stelle. Che però si comportavano sempre bene: tutti lavoravano, correvano l’uno per l’altro. Era un piacere allenarli. Con Cragnotti parlammo, sì. Noi conquistammo sette trofei in tre anni, qualcosa andava cambiato, perché i successi arrivano soltanto con le motivazioni, con la fame. Le squadre vincenti non vanno stravolte, ma bisogna sempre ritoccarle“.
Eriksson ha concluso l’intervista indicando quale allenatore attuale gli ricorda se stesso: “Ci sono tanti bravi allenatori. Con Jurgen Klopp ho parlato quando sono andato a Liverpool. L’ho sempre ammirato per come si comporta in campo e per quello che dice ai microfoni. Ha un’immagine molto forte. E dietro si vede chiaramente una persona speciale“.