Segnare poco, ma segnare bene. E pensare che quando era giovane (più giovane), il gol era una vera costante. Poi si è ritrovato terzino, e non si è più schiodato da quella fascia sinistra che gli sta regalando gioie. A lui e al Verona. Di Federico Dimarco si sta scrivendo sempre di più, perché si sta meritando il palcoscenico su cui ha lavorato per anni e anni. A fine dicembre era emersa una sua statistica sorprendente legata agli assist. Ora ha di nuovo assaporato il piacere di esultare.
La perla contro il Torino
Palla sotto la maglia, a indicare l'attesa con la compagna, Giulia, del secondogenito. Secondo, come la rete che ha segnato in carriera in Serie A. La prima fu due stagioni fa: maglia del Parma addosso e realizzazione strepitosa contro la “sua” Inter, che l'ha cresciuto fin da quando era giovanissimo. Un tiro da fuori che si infila all'incrocio alle spalle di Handanovic, allora; uno al volo su inserimento a mirare il secondo palo di Sirigu, adesso. Non importa (quasi) che il Verona si faccia poi recuperare da un Torino comunque in crescita (finirà 1-1): negli occhi resta quella rete di un terzino ibrido. Un po' giocatore di fascia, un po' mezzala e trequartista.
Concretezza e estro, come il gioco da strada di una volta. C'è già stato chi ha associato Calvairate, l'hinterland milanese dove è cresciuto, a Dimarco e ai rapper lombardi di nuova generazione. Autori come Rkomi, per intendersi: con la maglia del Milan, lui; con quella dell'Inter, subito dopo i primi calci proprio nel Calvairate, Federico. Uno è diventato tra gli autori più cliccati su YouTube del 2020, per la capacità di descrivere tutti gli angoli di Milano con semplicità, ma con una chiarezza quasi spiazzante.
L'altro, invece, è tra i simboli del Verona di Juric, che sa essere pratica al momento giusto, ma che sa tirare fuori perle come quella di oggi. Federico esulta, anche se il gol, rispetto a quando era piccolissimo, non è più il suo mestiere. Va bene così.