«I quarant’anni sono quell’età in cui ci si sente finalmente giovani. Ma è troppo tardi». Lo diceva Pablo Picasso, spera di smentirlo - e per ora sul campo lo sta facendo - Valerio Di Cesare. Capitano di un Bari che è arrivato a giocarsi i playoff di Serie B da terzo della classe, in posizione di teorico vantaggio sulla concorrenza e stravolgendo i piani di inizio stagione, quando l'obiettivo fissato dal club della famiglia De Laurentiis era quello di una tranquilla salvezza. E a guidare il gruppo di Michele Mignani c'è stato proprio il difensore romano. Lo stesso che un anno fa di questi tempi festeggiava il ritorno in B confessando di «pensare al ritiro con un pizzico di paura», lo stesso che due anni fa in questo giorno di festa per lui, il 23 maggio, tornava con i compagni di squadra da Salò, sconfitto nei playoff di Serie C a tre giorni da una gara di ritorno che avrebbe significato eliminazione dalla corsa promozione.
Di Cesare dopo Buffon e Pomini: la leadership del giocatore più "anziano" della B
Ai 40 anni Di Cesare ci arriva forte di titoli e numeri con pochi eguali: giocatore di movimento più "anziano" della Serie B 2022/23 e alle spalle solo di Gigi Buffon del Parma e Alberto Pomini della Spal considerando anche i portieri, 34 presenze, 3 reti e tantissimi voti oltre la sufficienza in pagella, quasi 500 partite tra i professionisti. Di queste, 200 le ha vissute con il Bari. Cifra tonda festeggiata il 13 maggio prima dell'1-0 sulla Reggina con una maglia celebrativa donata dal presidente biancorosso Luigi De Laurentiis. «Questi record mi fanno piacere - la riflessione del difensore - ma per me la cosa più importante è quella roba lì che non voglio neanche dire. Ci penso ogni giorno quando mi sveglio, so che sarebbe la giusta chiusura di un cerchio. Questa squadra è formata da tanti giocatori esperti, i playoff sono un campionato completamente diverso. Conteranno tanti aspetti: condizione fisica, mentale, fortuna».
La voce è quella di chi ci ha sempre messo la faccia, anche nei rari casi in cui in stagione le cose non sono andate bene. Un esempio? 28 gennaio 2023, Bari ko in casa per 2-0 contro il Perugia e il capitano che fa la voce grossa: «A Bari ho vissuto momenti peggiori di questi, il tifoso paga il biglietto ed è libero di fischiare. Non dimentichiamoci da dove veniamo, quanto abbiamo sofferto e quanti sacrifici ci abbiamo messo». Già, perché nell'esperienza barese ci sono due edizioni di Valerio. La prima è andata in scena da luglio del 2015 a gennaio del 2017, momento dell'addio in direzione Parma. La seconda è tornata nell'estate del 2018, quella del fallimento e della ripartenza dalla D. Con due promozioni in Emilia in tasca, il difensore romano è tornato e non è più andato via. Restando nel cuore della difesa a prescindere dalla categoria e mettendosi alle spalle anche un grave infortunio al ginocchio rimediato a ottobre del 2021 sul campo di Francavilla Fontana.
Festa in campo, poi in masseria. In testa solo la corsa playoff
Sul campo, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, i compagni di squadra lo hanno celebrato a modo loro: parata di schiaffetti sulla nuca mentre Di Cesare attraversa il gruppo e intonazione di "Happy Birthday". Un classico per chi si è sempre messo in gioco. Se chiedete ai giocatori del Bari chi è l'anima dello spogliatoio anche per numero di scherzi fatti, tutti (o quasi) risponderanno indicando il numero 6. Che per i festeggiamenti ha scelto una masseria alle porte di Polignano, con tanti compagni di squadra del passato, da Corvia a Siligardi passando per Munari, tra gli invitati. E intanto si è goduto una parata di omaggi su Instagram: da Franco Brienza a Roberto Floriano, con lui nella promozione del Bari dalla D alla C, a quelli scherzosi di chi condivide con lui lo spogliatoio come Raffaele Maiello, Sebastiano Esposito, Elia Caprile (che ironicamente gli danno del "nonno"), Mirco Antenucci ("Tanti auguri, vecchietto mio" scherza l'attaccante) fino al presidente Luigi De Laurentiis ("Auguri capitano"). Carica di energia in vista dei playoff: fino all'11 giugno Di Cesare pensa solo a quelli. Per il futuro - con un rinnovo fino al 2024 e un patentino da direttore sportivo in mano - c'è tempo.