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Data: 24/05/2023 -

Il gioco oltre il risultato: cosa ci stanno insegnando De Zerbi e Guardiola

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Proviamo a spiegarvi la mentalità di Guardiola e De Zerbi
Proviamo a spiegarvi la mentalità di Guardiola e De Zerbi

Quante volte ci hanno detto che, nel calcio, il risultato è l'unica cosa che conta? Un ragionamento sbagliato? Certo che no. Nel calcio moderno, però, l'estetica sta prendendo sempre più il sopravvento e per i palati più sopraffini il menù che di solito servono le squadre di Roberto De Zerbi e Pep Guardiola è tra i più raffinati. 

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Gli ingredienti più pregiati sono il controllo del gioco, il possesso palla e la fase offensiva. Tutti elementi che potrebbero far storcere il naso ai più tradizionalisti, abituati al solito piatto del "palla lunga e pedalare". Arrivare al sodo senza però godersi ogni portata. Gli allenatori di Brighton e Manchester City dissentono. 

 

"Preferisco partire dal basso che lanciare lungo avendo il 50% di possibilità di conquistare il possesso" ha sempre chiosato l'allenatore italiano, abituato da sempre a chiedere ai propri giocatori una filosofia di gioco estroversa, anche nelle situazioni più difficili. Vedi il Benevento ultimissimo in Serie A nella stagione 2017/18. Poi il Sassuolo, lo Shakhtar Donetsk e oggi il Brighton, portato per la prima volta nella storia in una competizione europa al primo anno in Premier League di De Zerbi.

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"Eh ma non ha mai vinto niente" il motto di chi è già arrivato al caffè. Eppure Guardiola, che di brindisi in carriera ne ha fatti (e parecchi), è dalla sua parte: "Roberto è uno degli allenatori più influenti degli ultimi 20 anni". Lo stesso Pep accusato più e più volte di non essere un vincente solo perché la Champions League gli manca dai tempi di Messi al Barcellona sebbene abbia dominato nell'ultimo decennio in Germania e in Inghilterra. 

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Il bacio alla medaglia d'argento nella finale perse contro il Chelsea è forse il simbolo della sua mentalità: la vittoria non è mai casuale così come la sconfitta e il calcio è straordinario perché puoi lasciare un'impronta anche senza vincere. Basti pensare al Loco Bielsa e Zeman o squadre come l'Ajax di ten Hag. Conta di più il "come" si vince. Tre punti in più o un trofeo "per caso" non ti faranno di certo arrivare al dessert o finire nel ristorante stellato del calcio mondiale.



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